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Mese: Maggio 2014

Una quotidianità in maschera (anti-smog)

La vita di uno studente  fuorisede a Beijing presenta grossomodo gli stessi oneri e responsabilità di un qualunque altro studente fuorisede, tranne per alcune piccole e peculiari stranezze che è impossibile riscontrare nelle città universitarie occidentali.

A cominciare dalle prime domande mattutine: «Perché ieri sera non sono andato a letto prima?», «Che lezioni mi aspettano oggi?», «Che tempo fa oggi?», «Tocca mettere la mascherina o no?».

Effettivamente,  qualunque occidentale consapevole dei rischi di vivere in una delle città più inquinate del mondo farà propria la stramba abitudine di controllare periodicamente la qualità dell’aria della città in cui vive, se non quella del proprio distretto.

Il prezzo del progresso

«Le cose positive non superano la porta di casa, quelle negative viaggiano per più di mille miglia», dice un antico proverbio cinese e difatti le notizie di  allarme inquinamento a Beijing occupano periodicamente le pagine delle testate giornalistiche occidentali.

Il rapido e incontrollato sviluppo industriale che ha interessato la nazione cinese negli ultimi decenni, è stato portato avanti senza un’adeguata politica di tutela ambientale e della salute della popolazione. Secondo lo studio Global Burden of Disease, nell’anno 2010 l’inquinamento atmosferico in Cina è stato responsabile di 1,2 milioni di morti su suolo cinese.

Dati sconvolgenti per una nazione così popolata come la Cina, che paradossalmente si trova al primo posto al mondo per la produzione di impianti fotovoltaici, e che hanno costretto le autorità ad ammettere l’esistenza di una vera e propria emergenza smog tanto da annunciare una serie di misure su larga scala atte alla limitazione dell’inquinamento.

AQI a portata di mano

Il “termometro” di riferimento per la determinazione della qualità dell’aria è l’indice PM 2.5 (Particulate Matter 2.5), che indica il particolato presente nell’atmosfera dal diametro aerodinamico uguale o inferiore ai 2.5 µm, o millesimi di millimetro. È questo il tipo particolato più pericoloso, perché in grado di superare le prime vie respiratorie e di raggiungere i polmoni e i bronchi, fino agli alveoli polmonari, causando ingenti danni all’apparato respiratorio.

La misurazione della concentrazione di PM 2.5 per metro cubo assume notevole importanza perché utile, insieme ad altri agenti inquinanti (come la concentrazione di NO2 e di SO2), alla determinazione dell’Air Quality Index o AQI,  un indice di rilevamento della qualità dell’aria secondo gli standard stilati dalla United States Environmental Protection Agency. È stato quindi possibile stilare un modello di riferimento pratico, attraverso il quale è possibile individuare i rischi per la salute della popolazione in base al valore dell’AQI.

Tabella di riferimento per i rischi della popolazione

Questo valore è determinato oltre che, come già detto, dalla concentrazione degli agenti inquinanti che varia repentinamente in base al minor o maggior utilizzo di automobili, riscaldamento e via dicendo; anche dal vento e dalle precipitazioni atmosferiche.

Ed è così che una risorsa online come Beijing Air Pollution: Real-time AirQuality Index (AQI), che, grazie alle numerose stazioni di rilevamento distribuite per tutta la capitale, rileva 24h/24h il livello degli agenti inquinanti nocivi è diventata indispensabile per la stragrande maggioranza della popolazione cinese.

L’abitudine di controllare svariate volte l’indice AQI è ormai radicata nella vita di tutti i giorni, specialmente dal momento in cui al sito internet è stata associata una app per tutti i tipi di smartphone e tablet presenti sul mercato. Particolare questo, di non poco conto, considerando quanto la popolazione cinese, soprattutto quella più giovane, sia estremamente ricettiva alle nuove tendenze tecnologiche.

Panoramica delle principali stazioni di rilevamento della qualità dell’aria

Mascherine anti-smog: un must-have

A difesa della salute del cittadino cinese, è nato un vero e proprio business delle mascherine anti-smog, caratterizzato da una offerta piuttosto variegata: maschere di tutte le misure, per bambini e adulti, per attività standard o per attività sportive, dall’estetica e dalle tecnologie più disparate.

Lo sviluppo repentino di questo settore ha portato anche alla presenza sugli scaffali dei negozi cinesi di mascherine anti-smog poco efficaci e di cattiva qualità, o addirittura di merce contraffatta.

Il top di gamma delle mascherine anti-smog è rappresentato senza dubbio dalle mascherine di categoria N95, una certificazione assegnata dall’americano National Institute for Occupational Safety and Health (NIOSH) ai respiratori e alle mascherine in grado di filtrare il 95% di particolato.

Questa certificazione statunitense rappresenta quindi una garanzia di riferimento per il consumatore, che potrà quindi scegliere all’interno di questa categoria la mascherina anti-smog più adatta in termini di vestibilità e praticità. Caratteristiche queste importanti, poiché anche una mascherina di categoria N95 perderà tutta la sua utilità qualora non si adattasse alla forma del proprio viso, coprendo perfettamente le prime vie respiratorie.

[ph. Kin Cheung/Bobby KC/DL – RTRL964]

Una volta procurata la mascherina che fa al caso nostro, preferibilmente presso le grandi catene di distribuzione o su piattaforme online garantite (una su tutte Amazon.cn), saremo pronti ad affrontare anche le giornate più inquinate e grigie…sperando di non farci troppo l’abitudine!

#ijf14 Il co-fondatore delle guide Lonely Planet: Tony Wheeler

Il co-fondatore della Lonely Planet Tony Wheeler racconta la storia della collana di guide, situazioni critiche legate al successo e il mito dei “Luoghi pericolosi”, interloquendo con Lee Marshall, scrittore di viaggio.
Tony nasce in Gran Bretagna ma si mette in viaggio fin da piccolo infatti, per seguire il padre pilota di aerei, la famiglia si trasferisce dapprima in Pakistan, poi alle Bahamas e infine negli Stati Uniti.
Durante l’Università conosce Maureen, che diventerà sua moglie, con la quale decide di prendersi un anno sabbatico (in realtà saranno quattro anni) per viaggiare: andranno da Londra all’Australia attraverso la cosiddetta “Rotta degli Hippies“: Turchia, Iran, Afghanistan, India.
Nel 1973 viene pubblicato Across Asia on the cheap, libro che non era stato programmato per essere tale, ma frutto di una raccolta di appunti che scrivevano a mano e si scambiavano tra viaggiatori, una sorta di trip advisor on the road che funzionava senza smartphone e andava ad arricchire le informazioni delle guide tradizionali (Guide Blu, Guide Michelin ecc.) le quali fornivano quasi esclusivamente indicazioni sui monumenti e sulla storia del luogo.
Perciò le guide Lonely Planet costituirono una rivoluzione.
Dal 2011 Lonely Planet è stata acquistata dal gruppo britannico BBC Wordwide.
Con il successo però iniziarono anche ad arrivare le critiche, per esempio i coniugi Wheeler vennero accusati di rovinare luoghi incontaminati, favorendo il turismo. Tuttavia si trattava di guide che volevano diffondere la conoscenza di luoghi del pianeta senza trascurare i più sperduti; mentre il turismo era certamente frutto di altri tipi di investimento, per esempio la costruzione di aeroporti e strutture alberghiere dei quali Lonely Planet non era responsabile.
Inoltre sono stati accusati di sostenere i regimi, efficace l’esempio della guida relativa alla Birmania per la quale è in atto un boicottaggio da parte di un’associazione di diritti umanitari.
Wheeler oggi cerca di sfatare il mito dei luoghi che abitualmente vengono ritenuti rischiosi per l’incolumità. Spesso, dice, mangiamo o utilizziamo prodotti che vengono da tutto il mondo e viaggiare in luoghi insoliti ci permette di scoprirne le origini, di scoprire che ,ad esempio, il Pakistan è il maggior produttore mondiale di palle da cricket.
Racconta vari aneddoti di situazioni al confine «della linea d’ombra»: imprigionato in Congo per essere poi derubato, preso a sassate in Palestina perché scambiato per israeliano. Tuttavia conclude: «i luoghi che ti lasciano a bocca aperta, quelli che ti tagliano il fiato, sono spesso i luoghi meno confortevoli, amichevoli, accoglienti […] e ti accorgi che poi, da vicino, i posti pericolosi sono posti normali».

#ijf14 Paolo Mieli: i conti con la storia, il giornalismo, la politica

Un piacevole incontro tra Arianna Ciccone, l’entusiasta fondatrice del Festival, e Paolo Mieli presidente del gruppo RCS. Gli argomenti si permeano tra loro ma sono essenzialmente storia, politica e, data la sede, il giornalismo.

Oblio, secondo Mieli, è la caratteristica necessaria per fare i conti con la storia e serve a riconsiderare le vicende cogliendone le sfumature. Memoria storica ed oblio sono intrecciate.

Gli esempi vanno dall’Odissea alla storia contemporanea Italiana, convenzionalmente scandita da passaggi di ventenni carichi di colpe che si riversano nei ventenni successivi. Le battaglie contro Craxi diventano le battaglie contro Berlusconi e quelle contro Il Cavaliere foraggiano quelle contro Renzi. Questa forma mentis è come «acqua avvelenata che nella stagione successiva serve solo a intorbidire. Non permette di vedere la verità».
Ciccone chiede l’opinione di Mieli su quanto si potrà conoscere sulle stragi attraverso la desecretazione degli archivi prevista dalle direttive di Renzi.
Parlando da storico ricorda che sin dalla rivoluzione francese il mostrare al popolo carte e documenti per giustificare casi irrisolti è stato uno strumento per generare il mito del buon governo, propaganda del potere. Inoltre come insegna l’aneddotica su Gavrilo Princip la storia può essere determinata anche da una successione di coincidenze. Pertanto «In questi archivi non si troverà nulla che non si sappia già».
La conversazione si sposta sul futuro: la fondatrice del festival chiede al presidente quali fonti del giornalismo ci saranno fra cinquant’anni. Questa domanda apre un sipario su i due interlocutori che diventano attori con parti antitetiche. Da un lato la giovane Ciccone promotrice del web e dall’altro Mieli paladino della carta stampata.
Secondo Mieli «Non vi è mai stato un periodo migliore per l’informazione che non è mai stata così massiva. Tuttavia gli storici del futuro dovranno saper scegliere, poiché molta immondizia si mescola a cose verificate e serie […] Internet non conosce l’oblio perché aggressivo e fra dieci o trent’anni sarà molto difficile saper riconoscere le notizie false e non si distingueranno i giornalisti autorevoli». «Quindi secondo Lei l’autorevolezza dipende dal mezzo di comunicazione?» incalza Ciccone «Sì, la formazione dipersonalità autorevoli in vent’anni di rete è rimasta su carta stampata o legata a forme tradizionali». La Ciccone ribatte parlando di una rivoluzione dei paradigmi culturali senza precedenti: «Anzitutto il web è un ambiente più un che mezzo di comunicazione e nella società del futuro probabilmente non ci saranno più opinion leader ma una cultura partecipata».
Si conclude facendo i conti con la politicae Arianna chiede: «Napolitano nel dicorso del 25 aprile ha parlato di onore per la vicenda dei Marò, secondo Lei è corretto?» «No, si è trattato di una leggerezza, per un caso giudiziario in cui non vi è ancora una sentenza». Inoltre è grave perché emblematico di un atteggiamento molto popolare in Italia, quello di non usare criteri unitari nella valutazione dei fatti.

In copertna ph. Alessio Jacona [CC BY-SA 2.0/Wikimedia Commons]

#ijf14 Presentazione del libro: Impresa impossibile di Corrado Formigli

Il conduttore di Piazzapulita Corrado Formigli ha deciso di ritornare ad osservare la realtà con i propri occhi e quindi di viaggiare nell’Italia della crisi, alla ricerca, ove possibile, di segni di ripresa.

L’impresa impossibile:libro presentato durante la terza giornata del Festival Internazionale del Giornalismo, insieme alla fashion designer Beatrice Bruzziches e al fotografo Oliviero Toscani, è il frutto di questa esperienza.

È un racconto che non vuole essere consolatorio, ma che propone otto storie di imprenditori coraggiosi come «fiori nel deserto»che sono sopravvisuti al tracollo economico con alcuni espedienti.
Il primo: la bellezza, puntare sul valore aggiunto dei prodotti rendendoli belli è un modo per emergere nel mercato che sta affondando. Il secondo: la generosità, valore da recuperare, mettendo mano al portafoglio e investendo ma anche condividendo i progetti.
Caratteristica comune a tutti gli imprenditori esemplari che sono sopravvisuti alla crisi è il terzo valore, la sobrietà, poiché dimostra il rispetto per il lavoro e stimola i lavoratori stessi ad impegnarsi per un’azienda, per uomini che si sono spogliati dei simboli della ricchezza e del potere.
Ultimo e indispensabile mezzo per la riuscita è lo spirito di sacrificio soprattutto per i più giovani.
A questa categoria appartiene anche Benedetta Bruzziches designer che, spiega, ha raggiunto il successo sognando in grande, puntando al mercato di lusso per emergere in quello globale e affidandosi alle sue competenze e ad un ritorno all’artigianato.
Oliviero Toscani ripone una fiducia spassionata nei giovani italiani dai quali vorrebbe vedere nascere il cambiamento di questa società italiana di «corrotti, corruttori,corruttibili»: per il fotografo migliorare è possibile partendo da un «fuoco» creativo e dall’entusiasmo che le nuove generazioni sicuramente hanno dentro di sé.
Per Formigli è fondamentale che gli italiani tornino ad indignarsi e quindi a credere nel proprio paese.

#ijf14 Corrado Augias presenta il suo ultimo libro: una sfida per l’innovatore Francesco I

Ha rinnovato la curia, quella stessa che ha definito “la lebbra della corte del papato”, ha ribaltato lo Ior, la banca vaticana, ha toccato temi etici di delicatissima importanza quali la morte, il matrimonio, la vita, le coppie di fatto, l’omosessualità: scelte ardite per questo papa Francesco I, ma che Corrado Augias ha deciso di raccontare nella sua ultima edizione “Tra Cesare e Dio”,  presentata oggi nella Sala dei Notari.

Un rispetto quasi affettuoso, quello dimostrato dall’ateo Augias nei confronti del papa argentino, che così lo descrive: “E’ stato il primo, dopo 90 papi nella storia della Chiesa, ad avere scelto il nome di Francesco. Non quello di un Gesuita, dunque, quella congregazione cattolica che è stata nel tempo accusata di essere dotta troppo intellettuale e lontana da quel Vangelo a cui, di contro, il francescanesimo, di cui Francesco è stato capostipite, insistentemente si richiama”. Un rivoluzionario già nel nome che, tuttavia, proprio per questo spirito innovatore, sa di avere diversi nemici tra i conservatori della Santa Sede: non a caso ha infatti dovuto “allentare la presa” su altri temi, quali il sacerdozio per le donne, al quale si è fermamente opposto.

Unico argomento sul quale Francesco non si è ancora esposto rimane, tuttavia, quello del ruolo pubblico della religione: una pagina nera della storia italiana, che Augias non esita a definire “volgare”: volgari i Patti Lateranensi del 1929 voluti da Mussolini, volgare il concordato del 1984 voluto, questa volta, da Craxi. Come fare? Se Benedetto Croce si arrese all’evidenza che “abbiamo avuto troppe storie per poterle racchiudere in una storia sola”, motivo, questo, che ci ha portato ai “volgari” ritorni storici poco prima accennati, Augias auspica che né Bergoglio né, tantomeno, Napolitano, cadano nel vecchio tranello di uno Stato repubblicano e democratico viziato dalle ingerenze di una Chiesa troppo spesso oscurantista. Riusciranno, dunque, i due uomini di Stato ad affilare le armi diplomatiche evitando pressioni dell’uno sull’altro? Ai posteri l’ardua sentenza.

Ph. Andrea Pellegrini [CC BY-SA 3.0/Wikimedia Commons]