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Mese: Agosto 2015

Frammenti di una società italiana – Ex Snia Viscosa

Viene chiamata, a Varedo (Monza e Brianza), “la città nella città”, l’ormai ex SNIA S.p.A., che si estende anche per i comuni di Limbiate e Paderno Dugnano per circa 167.000 metri quadrati.

La Società Navigazione Industriale Applicazione Viscosa (SNIA Viscosa) era precedentemente nota nel 1917 come Società di Navigazione Italo Americana – nel periodo, tuttavia sfortunato, in cui il suo scopo era il controllo dei trasporti marittimi tra Italia e Stati Uniti – e ancora nel 1920 come Società di Navigazione Industria e Commercio con l’entrata nel settore dell’industria tessile, più precisamente nella produzione di fibre tessili sintetiche. In questo campo ebbe talmente successo da arrivare a costituire una delle più grandi aziende italiane nella produzione di rayon e di altre fibre tessili come la Lanital (tratta dalla caseina), e ad assorbire al suo interno la Società Viscosa di Pavia, l’Italiana Fabbriche Viscosa di Venaria Reale e l’Italiana Seta Artificiale di Cesano Maderno, nonché gli stabilimenti del Gruppo Seta Artificiale di Varedo, Magenta e Altessano, più lo stabilimento appena costruito di Torino Stura, in funzione dal 1926.

Diventa SNIA S.p.A. nel 1999, attiva nel settore delle fibre tessili, nella chimica specialistica e nel biomedicale, attività quest’ultima rappresentante quasi il 90% dei ricavi della società e scissa nel 2003 con il nome di Sorin S.p.A., andando conseguentemente insieme a debiti ingenti verso i fornitori e altre ragioni a determinare la crisi societaria nel 2008.

Lo stabilimento di Varedo era in particolare specializzato, nel dopoguerra, nella produzione di nylon 6 (Lilion), con circa 6.000 dipendenti, e venne chiuso nel 2003; ad oggi è diviso in tre macroproprietà e imposti dalla Regione Lombardia sono attivi lavori di bonifica dal 2008 che tuttavia sembrano procedere piuttosto lentamente, a giudicare dallo stato ancora di completo abbandono di questo stabilimento, in alcuni tratti completamente invaso dal verde e in cui il passato settore non lascia ormai quasi più traccia

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Abacà, il bal folk all’italiana

Abacà (link) nasce nel 2012 quando Simona Cusmano e Chiara Dissegna, musiciste, amiche e (all’epoca) coinquiline, decisero di frequentare un corso di danze popolari per giostrarsi sulla pista da ballo delle varie serate di bal folkun tipo di danze popolari provenienti per la maggior parte dalla tradizione francese che, a partire dagli anni ’70 hanno iniziato a prender piede in tutta Europa e creando dei circuiti molto importanti per ballerini e musicisti. Il piacere per quest’atmosfera le fa guardare oltre il dancefloor, iniziano ad ascoltare i vari gruppi della scena per poi dire: «Ma questo possiamo farlo anche noi! Dai proviamoci!».

Questo gruppo ha qualcosa di più: dal brevissimo periodo di incubazione che li ha portati a partecipare e vincere importanti concorsi, alle trasferte Oltralpe, alle sonorità calde e avvolgenti che coinvolgono inevitabilmente il pubblico danzante. Tutti elementi che non sono sfuggiti all’occhio vigile di Pequod, sempre in cerca di nuovi, giovani e succulenti progetti.

L’originale organico di Abacà dona una sonorità e un timbro del tutto particolare già solo partendo dal clarinetto di Simona e dal fagotto di Chiara (una scelta praticamente obbligata). Spesso negli ensemble di musica popolare è previsto l’organetto diatonico ma «non ci faceva impazzire e abbiamo pensato alla fisarmonica di Diego Zanoli. Quindi serviva anche un altro strumento che accompagnasse», da qui le sei corde di Giovanni Trivella.

Il primo anno è stato una sorta di rodaggio: «Un anno abbastanza tranquillo, nel senso che dovevamo preparare un repertorio per coprire almeno due ore di concerto. Sono ambienti in cui non puoi fare un concerto da un’oretta scarsa, anzi! A volte si arriva alle tre ore. La gente non si stanca mai di ballare».

La difficoltà iniziale stava proprio nel cercare e arrangiare brani originali della tradizione, poi il fisarmonicista Diego ha iniziato a scrivere e ora gran parte del repertorio musicale di Abacà è composto da brani del tutto originali. Da qui l’idea della creazione del disco – uscito nell’estate del 2013.

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Il gruppo ha suonato anche in Francia, in Spagna, in Germania e in Austria. Soprattutto in Francia è molto radicata e diffusa questa tradizione dell’uscire e andare a ballare questo genere di danze; in Italia si è mosso sicuramente qualcosa negli ultimi anni ma spesso «si preferisce chiamare un gruppo francese e quindi, paradossalmente ci apprezzano quasi di più all’estero».

Questo fenomeno delle danze popolari, tra bal folk e mazurke clandestine, è diventato qualcosa di molto radicato tra gli appassionati, soprattutto in nord Italia; attira moltissime persone anche per il fatto che si tratta di danze particolarmente semplici da imparare e, fattore non trascurabile, non è importante né essenziale avere un partner fisso. Spesso questi eventi sono organizzati in contesti suggestivi, cascine dal sapore antico, con una predilezione per tutto ciò che è bio, eco, genuino e semplice; avviene una sorta di riscoperta dei rapporti interpersonali grazie alla danza e alle nuove conoscenze che essa ti porta a fare in questi eventi.

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Il futuro di Abacà è fitto di concerti, con la speranza di uscire al più presto con un secondo disco. Ricordate che ballare allunga la vita e mantiene giovani!