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Al via EXPO: Milano fra scontri, devastazioni e NO EXPO

E’ finito il conto alla rovescia, EXPO 2015 ha finalmente aperto i suoi cancelli al mondo.

A  Milano, nella giornata della festa del lavoro,  ha sfogo il fermento maturato nei mesi che hanno preceduto l’Esposizione, caratterizzati da polemiche, scontri e scandali, nonché da tanta, tanta fretta. Per le strade di Milano non sfila soltanto il tradizionale corteo dei lavoratori, guidati dai sindacati, dichiaratisi felici di collaborare con le autorità per contribuire fin dal primo giorno al successo di un tal eccezionale evento, ma anche un altro, ben più arrabbiato, indignato e temuto dall’autorità competente, il No Expo MayDay Parade.

Benché il ritrovo del corteo NoExpo fosse previsto nel primo pomeriggio, già in mattinata un gruppo di una trentina di persone ha protestato pacificamente davanti ai tornelli dell’ingresso Fiorenza dell’Esposizione, mostrando uno striscione sul quale compare la scritta “Il belpaese delle opportunità, un Expo di mafia cemento e precarietà”. L’episodio non ha avuto ripercussioni violente e dopo poco più di mezz’ora i manifestanti si sono diretti verso la stazione della metropolitana.

Poi, alle ore 14:00, i cosiddetti “antagonisti” di EXPO si sono radunati in Pizza XXIV Maggio sotto un cielo plumbeo, intenzionati a sfilare per le vie del centro. Ma per garantire una maggiore sicurezza, il percorso del corteo è stato modificato, impedendone il passaggio nelle zone sensibili e vicino ai luoghi simbolo dell’EXPO come l’ExpoGate, in Via Beltrami. Le stime indicano una partecipazione di circa 20mila persone, non solo da tutta Italia, ma anche dall’estero, molti collegati con i gruppi no-global. Quello che si teme di più è una presenza non trascurabile di black bloc, famosi per gli atti vandalici e violenze, che si potrebbe confondere tra la folla della pacifica manifestazione.

Il corteo è partito accompagnato dalla musica e con un’aria festosa, ma la tensione è palpabile e le forze dell’ordine sono in stato d’allerta.

Ad un’ora dall’inizio della manifestazione un gruppo di giovani si stacca dal corteo e in corrispondenza del primo sbarramento della polizia imbratta la vetrina di una banca con la scritta “Expo=più cemento”. Ma il cammino continua senza altri problemi.  E’ all’arrivo in Piazza della Resistenza che si verificano i primi scontri: i manifestanti lanciano petardi contro i poliziotti in tenuta antisommossa, che rispondono cercando di disperderli con l’uso di idranti. Le vetrine dei negozi nelle vicinanze della piazza vengono danneggiate e cosparse di benzina e così anche tutte le altre lungo il percorso del corteo. Non solo le banche o le sedi di particolari associazioni, ma nessun tipo di negozio viene risparmiato.

Nonostante la particolare attenzione prestata dal comune di Milano alla sicurezza e il notevole dispiegamento di forze (2200 agenti e grate d’acciaio per gli sbarramenti), la situazione è precipitata a circa un’ora e mezza dall’inizio della manifestazione quando il corteo si stava avvicinando al punto più caldo del percorso, piazzale Cadorna: gruppi di persone vestite completamente di nero si sono staccate dal grosso del gruppo e hanno iniziato a lanciare bombe carta in via Mellerio e in via Carducci. In corso Magenta sono stati lanciati alcuni fumogeni contro i poliziotti che hanno risposto con l’uso di lacrimogeni, creando una spessa colonna di fumo nero che ha reso l’aria irrespirabile e ha fermato il corteo per qualche minuto. Molte macchine sono state date alle fiamme e così un negozio, che nemmeno il precipitoso intervento dei vigili del fuoco è riuscito a salvare. Anche alcuni cassonetti sono stati dati alle fiamme dopo essere stati ammucchiati in mezzo alla strada per creare una barriera tra manifestanti e forze dell’ordine.

Gli scontri con la polizia continuano per tutta la durata del corteo con i manifestanti che cercano di farsi strada verso il centro della città, dove il loro passaggio era stato impedito. I suoni che si sentono sono quelli dei vetri infranti, dei petardi che esplodono e dei lacrimogeni utilizzati dalla polizia. L’immagine è quella confusa di una guerriglia urbana in cui circa un centinaio di manifestanti, incappucciati e nascosti dal nero delle loro vesti, attaccano i blocchi creati dalla polizia e le vetrine dei negozi che incontrano sulla loro strada.

Alla fine della manifestazione ciò che riamane sono le vesti nere di cui i manifestanti si sono liberati e i cittadini che, scesi in strada, con scope e palette ripuliscono le strade della loro città.

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Giorgia Prina

Classe 1995, nata e cresciuta in un piccolo paese sulla sponda piemontese del Lago Maggiore (Solcio), frequento la facoltà di lettere moderne alla Statale di Milano con il progetto di studiare antropologia e storia alla magistrale. Quando ero bambina, alla fatidica domanda: “cosa farai da grande?” rispondevo entusiasta che avrei girato il mondo… e che mi avrebbero pagata per farlo. Ambizioso come progetto, lo so, ma io ancora ci credo. Non sono il tipo da viaggi turistici né tanto meno da quelli in comitiva, amo conoscere il mondo con uno zaino sulle spalle e una penna in mano.

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