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Cornoltis e La banalità del pene

Dopo l’album di successo Un accenno di tette, tornano sulla scena musicale bergamasca i Cornoltis. Nati a “fine 2007/fine 2008”, per “elaborare il lutto della morte di Lady Diana (o meglio il decennale) e per celebrare, con sei anni di ritardo, l’ascensione della Corea nell’olimpo calcistico”, la band presenterà il suo nuovo album La banalità del pene sabato 4 febbraio presso il c.s.a Pacì Paciana.

 

 Le mie cose, dall’album Un accenno di tette (Cornoltis, 2016)

Oggi, in esclusiva per Pequod, una succulenta anticipazione. Ho chiesto a Pishello Cornoltis quale sia il brano che più gli piace: «A mio parere, il brano più bello non è ancora stato scritto ma Ci vorrebbe un amico di Antonello Venditti è fenomenale. Parla della storia di un uomo che per superare una storia d’amore vorrebbe la vicinanza di un amico, un inno al cambiamento di orientamento sessuale. Venditti si è mostrato davvero una grande icona gay in quel testo. Ma parlavi del nostro album?»

Riflettevo tra me e me su quale fosse il filo conduttore di questo nuovo album: “la banalità del pene”… e invece no! «Anche perché un concept album sul pene sarebbe diventato un album troppo del cazzo», mi spiega Pishello.

Spontaneo è stato chiedere ai ragazzi quanto reputino banali i propri peni, con un punteggio da 1 a 10: «Facendo una media 4. Molto poco dunque: due sono colorati, di colori diversi (uno come Carlo Conti, uno meno). Probabilmente di origine maghrebina. Il terzo è storto e un altro è abnorme, davvero». Continuo e chiedo a Pishello quale sia, a parer suo, il ruolo del pene oggi: «beh, il pene,  secondo me non se la passa bene in quest’epoca: assistiamo o ad una mercificazione dello stesso (dildo, sex toys) o ad un’interpretazione aggressiva del fallo. Nell’immaginario pornografico viene più che altro visto come una mazza o un bastone penetrante e quasi mai come un oggetto d’amore. In una società dove l’uomo viene sempre più svirilizzato il fallo viene raffigurato in maniera sempre più potente: viene idealizzato, deificato».

Un repentino scambio di citazioni per concludere l’intervista:

Perché il pene mi dà il pane” cit. Elio e le Storie Tese. Quali sono i vostri piani musicali per il 2017?
«Because maybe
You’re gonna be the one that saves me
And after all
You’re my wonderwall” cit. Oasis.
Due piani musicali, uno sopra e uno sotto. Quello sopra non abbiamo ancora il permesso dell’Ufficio tecnico del Comune».

Sicuramente un comune della provincia bergamasca in cui avremo il piacere di ospitare il Valorizza la Provincia Tour 2017, ma di questo parleremo un’altra volta.

Scambi di convenevoli, auguri e saluti. Non ho resistito:

Tra i Cornoltis, chi è il membro più lungo? 

«Senza alcun dubbio Bigiotteria, davvero abnorme. Sotto il suo cappello c’è il pene avvolto, che solitamente lo fa viaggiare lungo la schiena. Parte da davanti, viaggia lungo la schiena e finisce sotto il cappello. Come una salsiccia lunga tipo “luganega”».



c.s.a. Pacì Paciana, Cornoltis, featured, pene, punk-rock


Sara Alberti

Nata sulle colline bergamasche nel 1989, percuoto dall’età di otto anni, quando ho iniziato a studiare batteria e percussioni da orchestra nel Corpo Musicale Pietro Pelliccioli di Ranica (W la banda!). Dopo essermi barcamenata tra le varie arti, la Musica ha avuto la meglio e mi è valsa una laurea in Musicologia. Profondamente affascinata dal vecchio e dall’antico, continuo a danzare e suonare nella Compagnia per la ricerca e le tradizioni popolari “Gli Zanni” e per il mio grande amore balcanico Caravan Orkestar. Su questa nave di pirati sono la responsabile della sezione Nuove Premesse, della cambusa e della rubrica musicale.

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