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#FestivalCom – Dalle pitture nelle caverne a Topolino! Come cambia l’immagine del racconto

“Come è arrivato il fumetto ad avere una dignità pari a quella del romanzo?” questa è la domanda che apre l’incontro con Daniele Barbieri al Festival della Comunicazione a Camogli.

Dopo aver citato Zerocalcare come il caso  più recente dell’ascesa del fumetto nel mondo dell’editoria  si arriva alla considerazione che qualcosa è cambiato. Il mutamento non è individuabile nella cresciuta qualità, ma nel metodo di fruizione.

Per capire le origini del fenomeno bisogna risalire al tempo dei dipinti nelle caverne di Altamira, nei Pirenei. Queste grotte infatti non fungevano da abitazioni, ma da luoghi di riunione in cui la popolazione si trovava per ascoltare delle storie, in cui le immagini dipinte erano gli attori. la rappresentazione visiva nasce come supporto della parola. Ne è un esempio la scrittura geroglifica egiziana.

La tradizione dell’immagine usata per raccontare raggiunge la fine del 200 ed è evidentissima negli affreschi della cappella degli Scrovegni a Padova. Giotto li ha pensati perché ci fosse qualcuno che narrasse le storie che le pitture rappresentavano. Non è infatti un caso che vengano lette da sinistra verso destra, la direzione logica della scrittura.

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Solo nel Rinascimento l’immagine inizia ad acquistare una sua autonomia emancipandosi progressivamente dalla narrazione. La pittura di genere del 500 ebbe infatti come massima espressione la rappresentazione creata per essere guardata senza un racconto di accompagnamento.

Il fumetto vero e proprio nasce alla fine dell’800, ma nei primi decenni del 900 i disegni non vengono ancora accompagnate dai baloon, bensì da rimette esplicative a fine vignetta, poiché l’immagine non è ancora considerata degna di raccontare una storia in totale autonomia. Verso gli anni ’40 invece si afferma l’uso dei baloon e il fumetto acquista una dimensione adulta.

In Italia Linus rappresenta un punto di svolta svolgendo un’opera di recupero e di innovazione. Aumenta anche la qualità della struttura di pagina, il cui massimo esempio è Moebius: “una storia non deve per forza avere una forma definita… può avere la forma di una nuvola a forma di cammello”.

Negli anni ’60 del 900 in Francia nacque il mensile Hara-kiri che rinacque in seguito come il giornale satirico Charlie Hebdo.

Giungendo agli anni 70 i fumetti vengono visti in Italia  come mezzo abbastanza vergine per poter rappresentare i fermenti politici di quel momento. Nel 76 negli States e Will Eisner torna a scrivere fumetti e crea il formato graphic novel, che esisteva già in Italia come albo.

 

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Giorgia Prina

Classe 1995, nata e cresciuta in un piccolo paese sulla sponda piemontese del Lago Maggiore (Solcio), frequento la facoltà di lettere moderne alla Statale di Milano con il progetto di studiare antropologia e storia alla magistrale. Quando ero bambina, alla fatidica domanda: “cosa farai da grande?” rispondevo entusiasta che avrei girato il mondo… e che mi avrebbero pagata per farlo. Ambizioso come progetto, lo so, ma io ancora ci credo. Non sono il tipo da viaggi turistici né tanto meno da quelli in comitiva, amo conoscere il mondo con uno zaino sulle spalle e una penna in mano.

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