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Il Bar del Popolo preferisce i libri alle slot

Lamezia Terme, Italia. Una delle città più popolose della Calabria, che qui ha il suo scalo aereo più importante. Città che vive di mille contraddizioni e tanto attivismo. Qui i  clan di ‘ndrangheta la fanno da padroni, ma la gente non sta a guardare. Dal 2010, ad esempio, Lamezia ospita Trame, festival dei libri contro le mafie (quest’anno la sesta edizione dal 15 al 19 giugno).
C’è poi la lotta silenziosa e civile di Don Giacomo Panizza, che ha messo in piedi un centro di accoglienza per disabili in un locale confiscato alla cosca locale dei Torcasio, dopo che persino i vigili urbani – ai quali era stato proposto il locale come sede del comando – hanno rifiutato terrorizzati.

Oggi, però, andiamo a far visita al Bar del Popolo. Un ex bar-sala giochi: “ex” perché i gestori del locale hanno deciso di sostiuire slot-machines e giochi d’azzardo con libri e wi-fi gratuito. Il bar è gestito dai fratelli Bruno e Francesco Bernardi, che ci hanno raccontato un po’ della loro storia e di com’è nata l’idea.

«Il “Bar Del Popolo” apre nel 1965 – racconta Bruno – ed è quindi un locale storico della città. Io l’ho rilevato nel 1992 da mio padre e nelle varie ristrutturazioni ha mantenuto la sua tipologia di bar-sala giochi, continuando comunque ad essere un centro aggregativo per la città. Intorno al 2010, insieme a mio fratello Francesco, inserito intanto nell’organico, e spinti anche dagli amici più stretti, abbiamo iniziato a pensare un taglio diverso per il nostro locale. È normale – continua – che con le “slot” o similari c’era una fonte di guadagno certo, ma era pur vero che bisognava scendere a compromessi con una clientela di per sé nevrotica e comunque ossessiva. La sera spesso chiudevi esausto e perplesso».

Bruno e Francesco sono felici della loro scelta e ci descrivono i dettagli dell’iniziativa. «Nel 2012 – ci spiega ancora Bruno – abbiamo presentato il progetto per la riqualificazione e quindi ristrutturazione per la trasformazione della sala giochi in area letteraria. La prima necessità era dare più luce alla sala: abbiamo ampliato porte e finestre della saletta per “aprirla” anche concettualmente. Poi l’abbiamo allestita in modo polivalente: la sala di un bar sì, ma che potesse servire anche da piccolo centro culturale. Non solo tavoli ma libreria, WiFi, PC, tablet, tutto fornito in maniera gratuita agli avventori: il nostro interesse è creare l’indotto perso con i giochi.
All’inizio è dura, soprattutto economicamente, ma bisogna resistere. Ora non so quantificare la clientela ma, a due anni dalla ristrutturazione, posso sicuramente affermare che in termini qualitativi è sicuramente migliorata e soprattutto la nostra scelta viene gradita e riceviamo elogi ogni giorno».

Bruno è entusiasta e tutt’altro che pentito della scelta. Ma la soddisfazione più grande è stata la risposta della gente. I clienti del bar, infatti, sono anche i primi sostenitori del progetto e partecipano con donazioni di libri e proposte sempre diverse.

Al bar del popolo, alla cupezza e alla disperazione delle sale da gioco si è sostituita la cultura, la vita e lo scambio di idee: qui, dove prima la gente si giocava il tempo e i risparmi, ora si presentano libri, si dibatte e la vita assume un altro significato.

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