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Il regime della Turbo Folk: la musica e l’arma della dittatura jugoslava

Il turbo-folk è un genere musicale nato in Serbia negli anni Novanta. Il termine venne coniato dal famigerato cantautore Antonije Pušić  – (Cattaro, 14 giugno 1963), in arte Rambo Amadeus, che ricordiamo come rappresentante del Montenegro per l’Eurovision Song Contest 2012 – per unire la musica folk tradizionale all’idea di modernità e potenza (“turbo”) delle basi elettroniche. Anche se strettamente legato agli stili e gli artisti serbi, questo genere è molto popolare anche in Bosnia-Erzegovina, Slovenia, Croazia, Macedonia, Albania, Bulgaria, Turchia e Montenegro.

Rambo Amadeus – Euro Neuro, 2012

Era la cosiddetta “novokomponovana muzika” (musica di nuova composizione), che poteva essere vista come il risultato dell’urbanizzazione della musica popolare. Inizialmente c’era un approccio molto tradizionale alla performance: venivano usati fisarmonica e clarinetto su canzoni d’amore tradizionali (insieme a temi lirici, monarchici e anti-comunisti). In una fase successiva, gli artisti più popolari come Lepa Brena, Vesna Zmijanac e Dragana Mirković utilizzarono le influenze dalla musica pop, musica orientale, e altri generi, che hanno portato alla nascita di turbo folk.

Lepa Brena – Jugoslovenka, 1989

Ma questo non è solo un genere musicale, fu infatti un forte alleato dei sentimenti nazionalisti nati dopo il disfacimento della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia (1991-1995). La musica tradizionale si accompagnava a testi patriottici ispirati al mondo militare, mentre l’accompagnamento era quello tipico della musica pop e dance che stava spopolando nel resto d’Europa. Si aggiunsero in seguito altri temi, come l’amore e le questioni di vita quotidiana, facendo si che questo genere diventasse una moda abbracciata da molti giovani reduci dalla crisi economica: i video delle canzoni con i vestiti tamarri dei cantanti, le scenografie elegantemente kitsch, lo scintillio delle paillettes, i messaggi provocanti e le cantanti super sexy permettevano loro di evadere per un poco dall’arida sopravvivenza del dopoguerra.

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Se in principio questo genere veniva trasmesso solo da alcune emittenti private, in seguito venne abbracciato dalle forze politiche legate a Slobodan Milošević e ai suoi successori, che iniziarono a finanziare le emittenti, sostenendo questa nuova cultura emergente. Lo scopo era quello di farne un perfetto mezzo di diffusione delle idee nazionalistiche che andavano rafforzandosi nella popolazione (soprattutto dopo i bombardamenti NATO sulle città della Serbia). Questa musica nazional-popolare accentuava l’ambizione della gente verso i “modelli occidentali” del consumismo.

Severina – Moja štikla, 2006

Quello del turbo-folk era quindi un ambiente dal sapore nazionalista, mafioso e militare. I cantati legati a questo genere sono delle super star, seguitissimi sia nella loro carriera musicale che nella vita privata. Il caso più clamoroso è quello della cantate Ceca (nome d’arte di Svetlana Ražnatović – da nubile: Svetlana Veličković –  Žitorađa, 14 giugno 1973), nonché moglie di Željko Ražnatović, il noto Comandante Arkan.

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Più recentemente (sempre in Serbia),  dopo il cambio di governo – 5 ottobre 2000 – il turbo-folk è entrato nella sua propria fase di transizione: molti media serbi improvvisamente non erano più  “aperti”  come una volta. Per alcuni  si trattava di una risposta ad un’ autentica  mancanza di desiderio del pubblico di vedere e sentire qualcosa che ricordava gli anni Milošević , ma per molti altri, tra cui Pink TV, sembrava un tentativo opportunistico alla piaggeria con le nuove autorità. Molti artisti hanno risposto incorporando anche elementi più pop nel loro sound, rendendo il confine tra turbo folk e pop occidentale più sfocato che mai.

https://www.youtube.com/watch?v=OG_4q2TxV8o

Ceca – Da raskinem sa njom, 2013

 

 

featured, folk, Jugoslavia, musica


Sara Alberti

Nata sulle colline bergamasche nel 1989, percuoto dall’età di otto anni, quando ho iniziato a studiare batteria e percussioni da orchestra nel Corpo Musicale Pietro Pelliccioli di Ranica (W la banda!). Dopo essermi barcamenata tra le varie arti, la Musica ha avuto la meglio e mi è valsa una laurea in Musicologia. Profondamente affascinata dal vecchio e dall’antico, continuo a danzare e suonare nella Compagnia per la ricerca e le tradizioni popolari “Gli Zanni” e per il mio grande amore balcanico Caravan Orkestar. Su questa nave di pirati sono la responsabile della sezione Nuove Premesse, della cambusa e della rubrica musicale.

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