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Inbook, ovvero come il libro digitale trasforma il sistema letterario

Che cosa è un Inbook?

L’Inbook è una delle prime conseguenze della digitalizzazione della civiltà delle lettere, è il nuovo genere letterario che propone al lettore una trama interattiva. L’autore di eBooks, al momento della creazione letteraria, inserisce in momenti particolari della storia la possibilità di scegliere come far procedere la trama tramite due o più tracce.

Ad esempio: nel bel mezzo di un giallo, il lettore può decidere verso quale indiziato far procedere l’indagine.

Ma non solo. L’Inbook non si limita alle scelte del suo lettore, può essere programmato all’interazione con le condizioni climatiche in cui il fruitore si ritrova al momento dell’atto di lettura.

Ad esempio: la trama può cambiare se letta di giorno o di sera. Di notte l’investigatore potrebbe avere problemi a trovare indizi, oppure, durante una nevicata, potrebbe facilmente ritrovare le tracce lasciate sulla neve.

La letteratura ha dunque acquisito una nuova forma collaborativa tramite il passaggio verso il digitale, il quale negli ultimi anni ha investito ogni settore della cultura. Tale spostamento si è presentato nel sistema letterario con la nascita dell’eBook, supporto che sin da subito ha raccolto il malcontento e i nasi storti dell’intellettualità italiana, forti sostenitori della carta.

Gian Arturo Ferrari, per anni Direttore generale della Divisione Libri del Gruppo Mondadori e oggi Direttore del centro per la diffusione del libro, sfata il mito della pagina e considera il libro digitale una «rivoluzione, un taglio netto con il passato» (Gian Arturo Ferrari: “L’e-Book? La fantascienza del libro è ora”, di L. Landò), sottolineando che il libro non è sempre stato cartaceo, ma anzi, l’invenzione della stampa – grande innovazione tecnologica – è stata una grande cesura nella storia libraria. Anche in questo caso il passaggio dal vecchio al nuovo suscitò insoddisfazioni dell’aristocrazia del tempo, la quale preferiva e stimava di maggior valore culturale il manoscritto anziché i libri stampati, ritenuti brutti e volgari.

Nonostante le prime antipatie, il libro cartaceo, nuovo supporto letterario, riuscì ad affermarsi grazie all’abbassamento dei prezzi: un libro stampato costava cento volte di meno di uno scritto a mano, come oggi un eBook può arrivare a costare il 60-70% in meno di quello cartaceo.

La digitalizzazione sta a poco a poco trasformando tutti i molteplici componenti del sistema letterario. L’invenzione della stampa riuscì in passato a creare il nuovo genere del romanzo, mentre l’invenzione dell’eBook riesce oggi a creare e proporre una nuova forma di scrittura interattiva, immersiva (neologismo, n.d.r.), capace di far collaborare assieme autore, creatore del prodotto letterario, e lettore, fruitore oramai attivo dell’opera.

L’idea stessa di opera d’arte tenderà a rinnovarsi di fronte a questa scrittura molto più fluida e a poco a poco si distaccherà maggiormente dalla nozione europea, formatasi durante il Romanticismo, per cui l’arte sarebbe indissolubilmente plasmata dall’originalità e individualità dell’artista.

Altra conseguenza è la ridefinizione del testo originale.

L’autore, difatti, può cambiare il suo operato in qualsiasi momento, senza lasciare traccia alcuna e continuando a vendere il suo testo su Internet come se nulla fosse successo. In questo modo, alcuni lettori acquisteranno la prima versione, mentre altri leggeranno inconsapevolmente la seconda versione dell’opera. Curioso sarà osservare come gli studi filologici si comporteranno di fronte a questo nuovo procedere.


Francesca Gabbiadini

Nata in valle bergamasca nell’inverno del 1989, sin da piccola mi piace frugare nei cassetti. Laureata presso la Facoltà di Lettere della Statale di Milano, capisco dopo numerosi tentavi professionali, tra i quali spicca per importanza l’esperienza all’Ufficio Stampa della Longanesi, come la mia curiosità si traduca in scrittura giornalistica, strada che mi consente di comprendere il mondo, sviscerarlo attraverso indagini e ricomporlo tramite articolo all’insegna di un giornalismo pulito, libero e dedito alla verità come ai suoi lettori. Così nasce l’indipendente Pequod, il 21 maggio del 2013, e da allora non ho altra vita sociale. Nella rivista, oltre ad essere fondatrice e direttrice, mi occupo di inchieste, reportage di viaggio e fotoreportage, contribuendo inoltre alla sezione Internazionale. Dopo una tesi in giornalismo sulla Romania di Ceauşescu, continuo a non poter distogliere lo sguardo da questo Paese e dal suo ignorato popolo latino.

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