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Jukebox Umano: m’illumino di non-sense

«Siamo un duo musicale, composto da quattro persone».

Jonathan Locatelli e Antonio Capuzzo ci raccontano del loro originalissimo progetto: un mix esplosivo di musica, cabarèt e teatro. Un gioco intricato tra musica e parole, un puzzle di testi e musica di famose canzoni italiane, sta alla base del loro punto di forza: i medley.

Gli altri componenti di questo duo sono: Matteo Postini, il manager e Alessandra Beltrame, fotografa e videomaker. «Soprattutto sono il nostro punto di vista esterno: ci possono consigliare “dal fuori”».

Jukebox Umano non è nato dal nulla, si può dire che sia l’evoluzione del precedente duo musicale Goffredo&Joboaldo: riproponevano cover di canzoni italiane.

«Il progetto è nato perché io e Anto siamo così nella vita: ci piace scherzare, fare i burloni, storpiare canzoni, giocare con le parole e quando abbiamo visto che questo, oltre ad essere un divertimento, ci riusciva pure bene abbiamo pensato di proporlo a un pubblico (anche su consiglio di esterni).

Abbiamo iniziato proprio durante le nostre serate tra amici, dove a un certo punto prendevamo in mano la chitarra e iniziavamo a suonare un po’ di tutto, in maniera molto informale, nei parcheggi dei locali. Vedevamo che comunque c’era molta presa nell’eterogeneo pubblico che ci attorniava di volta in volta».

Per quanto riguarda il salto da Goffredo&Joboaldo a Jukebox Umano: «Siamo dovuti andare a Casa Blanca per un’operazione chirurgica e siamo diventati transessuali».

La differenza sta nell’impegno: da un duo di «Scappati di casa» (contenente già una bella dose di non-sense), nato da un’amicizia, a un progetto più strutturato in cui la differenza sta anche nella costruzione dei pezzi (tra cui i medley, cavalli di battaglia del duo).

Il passaggio è avvenuto in maniera molto spontanea, e soprattutto grazie all’intervento di Matteo Postini. Incontratisi a un concerto in una birreria, una sera in cui i due ragazzi erano particolarmente brillanti (Jonathan era vestito da donna), nacque l’idea di collaborare insieme: Jukebox Umano e CTRLmagazine (di cui Matteo e Alessandra fanno parte), il «Nostro papà» come dice il duo.

Il magazine si occupa di pubblicizzare le date, i grafici curano le locandine. «Ci vogliono bene tutti in redazione».

Jukebox Umano è, davvero, il carisma di due persone, che viene portato sul palco: credetemi, suonerebbero le stesse cose e farebbero gli stessi sketch in un qualunque venerdì sera tra amici.

Il loro mettersi completamente a nudo, come persone, per il pubblico è un rischio ma anche un grande punto di coraggio e di forza: «Noi abbiamo questa componente di VERITA’, mi piace dire, che secondo me arriva nell’animo più profondo di ogni singolo uomo (detto con voce grave e suadente). E poi facciamo ridere! C’è bisogno di ridere».

Dopo un anno e mezzo di attività? «Ci siamo sciolti perché non ci sopportiamo più», dicono ridendo sotto i baffi.

I ragazzi hanno iniziato a fare le prove da qualche mese, cosa che prima non facevano mai e si presentavano ai concerti improvvisando tutto: «Siamo più produttivi, curiamo i dettagli». Da poco hanno iniziato a concentrarsi maggiormente sulla parte teatrale, lavorando a dei corti assolutamente non-sense da introdurre durante i concerti, concentrandosi anche sulla dizione «E quelle altre cose da attori».

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Cacciate il grano per il Jukebox Umano!

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Sara Alberti

Nata sulle colline bergamasche nel 1989, percuoto dall’età di otto anni, quando ho iniziato a studiare batteria e percussioni da orchestra nel Corpo Musicale Pietro Pelliccioli di Ranica (W la banda!). Dopo essermi barcamenata tra le varie arti, la Musica ha avuto la meglio e mi è valsa una laurea in Musicologia. Profondamente affascinata dal vecchio e dall’antico, continuo a danzare e suonare nella Compagnia per la ricerca e le tradizioni popolari “Gli Zanni” e per il mio grande amore balcanico Caravan Orkestar. Su questa nave di pirati sono la responsabile della sezione Nuove Premesse, della cambusa e della rubrica musicale.