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La Biblioteca Umana Migrante: un esperimento di inclusione sociale

Immaginate di essere seduti di fronte a un perfetto sconosciuto e che questo vi racconti una storia di vita, la sua. Immaginate che questo sconosciuto vi racconti di un viaggio che qualche tempo fa intraprese in aereo, a piedi, in treno, in barca per raggiungere una nuova terra e una nuova vita. Immaginate di entrare in contatto con le paure, le speranze e le aspettative di chi parte con la consapevolezza di diventare un migrante. È questo semplice meccanismo ad essere alla base di una grande esperienza d’incontro con l’altro: la Biblioteca Umana Migrante. Questa emozionante esperienza di condivisione e conoscenza è stata realizzata a Talca, la capitale della Regione del Maule, situata a 259 chilometri a sud di Santiago del Cile. A renderla possibile è stato il Colectivo MIGRA, nato nel 2014 con l’obiettivo di sostenere il processo di integrazione e convivenza positiva tra la comunità locale e la comunità migrante.

Foto di Claudia Pérez Gallardo e Sebastián Quezada

MIGRA lavora per il rispetto dei diritti umani in una società che negli ultimi due anni ha sperimentato un forte aumento del flusso migratorio. L’idea di realizzare un incontro con I racconti migranti nasce dall’esigenza di creare spazi dove si possa costruire una memoria collettiva e rompere gli stereotipi con il fine di costruire una società più inclusiva e interculturale. Il concetto di Biblioteca Umana non è nuovo: nasce in Danimarca negli anni 2000 grazie all’ONG Stop the Violence, quando un gruppo di giovani decise di agire per lottare contro tutte le forme di discriminazione, violenza e pregiudizio nel proprio Paese. Successivamente, l’esperienza si è replicata in più di 70 stati in tutto il mondo. Grazie al Colectivo MIGRA la Biblioteca Umana arriva per la prima volta in Cile, focalizzandosi sulla tematica della migrazione e con il desiderio che esperienze come questa possano replicarsi e prendere vita in diversi contesti sociali.

Realizzare una Biblioteca Umana non è difficile. È necessario occupare uno spazio pubblico, decorarlo con una scenografia semplice dove i libri umani aspetteranno i suoi lettori – o meglio, ascoltatori – che sceglieranno la storia da ascoltare grazie all’aiuto dei bibliotecari. L’esperienza dura 20 minuti, durante i quali il migrante condivide con il lettore la sua esperienza e chi ascolta può manifestare i propri dubbi o curiosità. Tutto ciò che si fa è prendersi qualche minuto di tempo per sedersi a conversare, con l’obiettivo di conoscersi, capirsi e, di conseguenza, imparare a convivere nello stesso territorio. L’importanza di iniziative semplici come questa riflette l’esigenza di generare più spazi di condivisione tra diverse culture, soprattutto in quelle città che stanno sperimentando un cambiamento nella loro identità tradizionale.

Foto di copertina di Claudia Pérez Gallardo e Sebastián Quezada

Cile, featured, Libreria Umana Migrante


Emilia Marzullo

Nata e cresciuta in Calabria, la voglia di nuovo e la ribellione tipica della post-adolescenza mi hanno portato a 1000 km da casa, precisamente nella pianura veneta. Padova sarà la culla della mia formazione umana e accademica. Qui inizio a studiare Scienze Politiche e Diritti Umani, ma l’inappagabile desiderio di aprirmi a nuove prospettive mi fa viaggiare molto e vivere tra Italia e Spagna. Negli anni scopro e coltivo l’esigenza di lavorare collettivamente. Mi appassiono alla “questione dell’immigrazione”, collaboro con associazioni che si occupano di accoglienza, seguo con attenzione l’emergenza post primavera araba su cui scriverò la tesi di laurea. Nel 2015 faccio un salto oltreoceano e approdo in Cile. Qui, attualmente, studio e lavoro in progetti di sviluppo territoriale nei barrios di Talca. Da qui, proverò a raccontarvi il mio Sud America.

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