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Lago Sebino, quando la natura è già un’opera d’arte

Chi abbia anche solo una volta posato lo sguardo sul paesaggio che racchiude il Lago Sebino, non poteva non prevedere il successo dell’opera di Christo. Senza nulla togliere al genio dell’artista, soprattutto al suo occhio accorto, non c’è dubbio che buona parte degli applausi vadano all’ambientazione, che regala un contesto unico per un’esperienza irripetibile, come quella di camminare sulla passerella di The Floating Piers.

Iseo 1

Arrivando da nord, la distesa d’acqua, come una bellezza proibita, si mostra e si cela attraverso gli intervalli tra le gallerie che dai monti incanalano verso le sue rive. Il lago esibisce un’immagine di sé da cartolina; riflettendo pacatamente i raggi del sole, sorride beffardo al paesaggio montano, alle cui verdi distese boschive sembra rubare spazio, blandendo le ultime curve dei fianchi delle valli per adagiare il proprio bacino. Montisola imperturbabile impone la sua massa; il suo corpo roccioso resiste nel tempo all’erosione: le coste lambite dalle maree lacustri, le vette slanciate verso il cielo, l’alternarsi delle sfumature verdi della vegetazione montana ai grigi della nuda pietra delineano un quadro che evoca epoche preistoriche.

L’urlo arcaico che promana dall’isola diffonde un’eco che riceve risposta dalle montagne circostanti, costellate di meraviglie naturali liberamente accessibili all’occhio umano. L’intera costa bergamasca, ossia quella occidentale, è un susseguirsi di basse spiagge e rupi a strapiombo, che culminano negli spettacolari “orridi” di Castro, dove la nuda roccia si getta direttamente in acqua, formando muri di pietra che delimitano confini tanto spaziali quanto temporali: l’acqua qui non può passare; la terra ferma rivendica il proprio spazio, rifiutando di cedere nel tempo alla forza dell’erosione.

Non meno suggestiva è la costa orientale, sotto la provincia di Brescia, che ospita uno dei più spettacolari paesaggi formati dall’esposizione agli agenti naturali: le Piramidi di Zone, guglie alte fino a 30 metri e sormontate da un cappello di roccia. Nascoste tra le montagne settentrionali dell’area lacustre e accessibili solo mediante un percorso a piedi tra prati e brevi tratti scoscesi, queste opere d’arte naturali appaiono improvvisamente a una svolta della pista pedonale e disegnano all’orizzonte un anfiteatro privato. Non a caso prendono il nome di “fate di pietra”: osservandole, nell’animo si impone un silenzio come di fronte ad un ambiente incantato, su cui è concesso posare lo sguardo, ma cui mai all’uomo sarà possibile accedere; un paesaggio magico dove la natura sembra disconoscere l’esistenza umana e le conseguenze del suo agire; dove si perpetra nel tempo il ricordo dell’antico ghiacciaio che copriva l’area, il cui fenomeno erosivo continua fino a oggi.

Piramidi di Zone
Piramidi di Zone

Un po’ più a sud, a Covelo, la roccia accoglie l’uomo entro il suo ventre; qui si trova un complesso di grotte famose tra gli scalatori, il “Bus del Quai”, che oltre ad essere sormontabile attraverso diversi percorsi chiodati, offre anche la possibilità di allenarsi per il drytooling, ossia una tecnica di arrampicata su ghiaccio facendo uso delle piccozze. La Buca del Quai ha da sempre costituito un ambiente ospitale per l’uomo, come testimoniano i reperti fittili e metallici di epoca preistorica e gallica e i numerosi fori e resti di murature che dall’Ottocento si sono scoperti all’interno delle grotte. Del resto, il sapore preistorico dell’area che circonda il Lago d’Iseo non si limita a esprimersi in architetture naturali, ma offre testimonianze dei primi segni di vita umana.

Il lago si pone, infatti, in chiusura della Valle Camonica, famosa per il ricchissimo sito del popolo dei Camuni, che conserva alcune delle prime forme di espressione artistica del genere umano: sulla pietra e con la pietra i primi uomini hanno inciso alcune scene di vita quotidiana, ritratto gli animali del tempo e tratteggiato alcuni dei primi motivi decorativi della storia. Tra questi, la Rosa Camuna, simbolo il cui esatto significato non è ancora certo, si è conservata fino ad oggi come velivolo di senso di un’appartenenza alla cultura montana lombarda.

Iseo 4 - Camuni
Incisioni rupestri dei Camuni

La vera magia del Lago d’Iseo sta però nel fatto di ritagliare alla montagna uno spazio che sa d’estate, che evoca spiagge, bagni, sole e calura mitigata dalla brezza. Arrivando da sud, ci si ritrova a costeggiare un lungolago che si dà al visitatore con sorprendente naturalezza, con un susseguirsi di paesi delle dimensioni modeste, a misura d’uomo, che sembrano accogliere il turista ingenuamente, più che in qualità di risorsa economica, come ospite del quotidiano vivere. Da Sarnico a Sulzano, passando per Iseo, splendidi palazzi cinquecenteschi si riflettono nello specchio d’acqua e trovano il loro corrispettivo nel monastero dell’Isola di San Paolo e nel monastero di Santa Chiara sull’Isola di Loreto. I due isolotti, entrambi di proprietà privata, stanno come ancelle a nord e a sud della possente Montisola, sulle cui vette (le più alte in Europa per un’isola lacustre) spicca il Santuario della Madonna della Ceriola, anch’esso edificato nel 1500. L’isola poi è un inno alla vita semplice, con le sue stradine strette e tutte in salita che costringono a camminare, l’aprirsi di giardini fioriti che ogni cinque anni vengono implementati dai fiori di carta di cui l’isola si riveste in occasione della Festa di Santa Croce di Carzano, le piccole botteghe dove mani esperte intrecciano fili per fare reti da pesca e morbide amache.

Iseo 2 - Montisola
Montisola

Dalle coste del lago fino alle pendici delle montagne, l’area del Sebino offre un angolo di quiete per ogni tipo di visitatore: che siate sportivi o appassionati di storia, amanti della natura o semplici vacanzieri, il Lago d’Iseo avrà uno spazio adatto alle vostre esigenze, un paesaggio da lasciarvi nel cuore. In questo contesto di naturale bellezza, l’opera di Jeanne-Claude e Christo riesce ancora una volta a trasmettere il proprio messaggio: ci costringe a guardare con occhi nuovi uno spazio che da paesaggio diviene opera d’arte. 

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Sara Ferrari

Nata e cresciuta nelle valli bergamasche a fine anni 80, con una gran voglia di viaggiare, ma poca possibilità di farlo, ho cercato il modo di incontrare il mondo anche stando a casa mia. La mia grande passione per la letteratura, mi ha insegnato che ci sono viaggi che si possono percorrere anche attraverso gli occhi e le parole degli altri; in Pequod faccio sì che anche voi possiate incontrare i mille volti che popolano la mia piccola multietnica realtà, intervistandoli per internazionale. Nel frattempo cerco di laurearmi in filosofia, cucino aperitivi e stuzzichini serali in un bar e coltivo un matrimonio interrazziale con uno splendido senegalese.

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