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Leonardo Lussana: I due volti dell’arte

Nel corso delle epoche la definizione di arte si è modificata e ampliata tante volte, grazie a nuove visioni artistiche e l’utilizzo di nuovi stili, potremmo dire che quella che racchiude tutto questo è questa: “Qualsiasi forma di attività dell’uomo come riprova o esaltazione del suo talento inventivo e della sua capacità espressiva”.

Oggi noi di Pequod parleremo di questo e altro con Leonardo Lussana in arte Leù, giovane artista con la doppia anima: Dottore in Beni culturali e Storia e critica dell’arte e writer; qualcuno direbbe che sono due cose completamente diverse, il fuoco e l’acqua, invece Leù non si identifica con una o con l’altra perché come lui stesso afferma: «Sono entrambe parti che compongo il mio io, come il mio lavoro, le mie altre passioni le mie qualità e i miei difetti.».

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Leù ha iniziato a dipingere graffiti una decina di anni fa; ci racconta: «I motivi che mi hanno spinto a cominciare sono diversi e, alcuni, rispecchiano quei classici stereotipi che la stampa e l’opinione comune sono soliti indicare come tratti caratteristici dei giovani della nostra generazione: al primo posto metto la mia passione per tutto quel che riguarda la pittura e il disegno, a seguire, la fascinazione per i murales che vedevo tutti i giorni lungo la strada andando e tornando da scuola, la ricerca di emozioni diverse nella vita di tutti i giorni, la volontà di dire al mondo: “ehi, guarda che ci sono anche io” e anche un sentimento di rifiuto verso tutto quello che fa la maggior parte della gente. »

Il suo primo graffito l’ha realizzato in un sottopasso: «Non avevo bene chiaro quello che stavo facendo, non avevo nemmeno preparato una bozza, fu una cosa spontanea e il risultato fu più simile ad un occhio di bue che a un pezzo vero e proprio (il mio nome in lettere bianche decorate da pois gialli), insomma, citando Fantozzi, “una cagata pazzesca”».

Lui non si considera affatto un artista, «ma uno che si diverte come un bambino a cui danno i pennarelli e gli dicono di disegnare ciò che vuole. Detto questo posso dire che cerco di trasmettere sul muro le mie sensazioni e i miei stati d’animo, ad esempio cerco di inserire un cielo con delle nuvole nelle mie composizioni: mi soffermo spesso ad ammirare il cielo, che sia nuvoloso, sereno, di notte o di giorno mi restituisce sempre un senso di pace e tranquillità.

Al di là dei soggetti in sé, che sono per lo più animali, un altro elemento ricorrente sono le forme geometriche di diversi colori che si affollano sullo sfondo o entrano in relazione con tutto il resto, le dipingo un po’ per scelta estetica un po’ perché potrei paragonarli ai mille pensieri che mi affollano la testa. Per quanto riguarda l’ispirazione direi che è la mia fantasia la componente più importante, anche se a volte inizia tutto dalla frase di una canzone o dalle sensazioni negative o positive che mi lasciano le persone che incontro e conosco.»

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“Che cos’è l’Arte?” secondo lui è la classica domanda da un milione di dollari: «Sotto la parola arte si possono elencare tutte quelle “cose” realizzate dall’uomo, materiali e non, in grado di emozionare e affascinare dal punto di vista estetico, mi rendo conto che è una definizione un po’ generalizzata ma al giorno d’oggi questo campo è talmente vasto che è difficile trovare delle parole che riescano a comprendere tutto senza cadere in contraddizione. Credo quindi che i graffiti e la street art possano rientrare nella definizione di arte, anche chi opera nell’illegalità può tranquillamente aver creato un qualcosa che possa essere chiamato arte e non sto parlando solo di Banksy o degli altri più quotati ma di chiunque, ovviamente bisogna poi valutare caso per caso, come per tutto il resto d’altronde.»

Attualmente la sua attività procede bene e riesce a dipingere in media una volta a settimana. «Non è molto, c’è gente che fa molto più di me, ma io non mi identifico come writer, anche perché non scrivo lettere ma mi concentro esclusivamente su soggetti figurativi; è solamente una parte di me che coltivo con passione.»

Le sue prospettive del futuro è quella di migliorarsi sempre e di crescere continuamente: «La vedo un po’ come la teoria dell’evoluzione: chi sa stare al passo coi tempi va avanti. Non sono mai pienamente soddisfatto di quello che faccio, mi lascia sempre un po’ di delusione, penso anche di essere molto critico nei miei confronti ma allo stesso tempo credo che sia la condizione necessaria per correggere i propri errori. »

Le difficoltà ci sono e sono « i limiti tecnici che magari non ti consentono di fare ciò che vorresti e la disponibilità di spazi liberi dove poter dipingere; mi sto dedicando quasi esclusivamente alla parte legale dei graffiti: commissioni di privati e dei comuni, hall of fame ecc… E un ostacolo caratteristico di questo lato della medaglia sono le imposizioni di chi ti chiede di fare il disegno, ad esempio il tema scelto piuttosto che i soggetti da rappresentare, a volte li considero un po’ castranti e noiosi. »

 

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Martina Andrea Ponti

Nata con il botto del primo dell’anno 1991 a Milano, diploma di ragioneria-programmatore e una laurea in Scienze per la Comunicazione nel cassetto. Sogno gli Stati Uniti da quando ero piccola, la valigia è già pronta per volare oltreoceano e conquistarlo, magari diventare la nuova Lena Dunham o la versione femminile di Joss Whedon. Sto frequentando la magistrale in Scienze della musica e dello spettacolo. Su Pequod scrivo nella sezione Cultura e principalmente scrivo sulle serie tv, mia grande passione. Zaino sulle spalle, macchina fotografica in mano e cuffiette nelle orecchie vago per Milano alla ricerca della luce giusta e a volte collaboro per la sezione fotoreportage.

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