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Masturbazione (s.f.), ovvero: Laboratorio sull’eiaculazione femminile

Spesso ci dimentichiamo quanto le strutture sociali e culturali possano influenzare il nostro agire quotidiano, ed entrare senza grandi impedimenti nella nostra sfera intima e privata. Così come nel sesso, così come nella masturbazione, pratiche peculiari comunemente attribuite a un pubblico maschile. Perché? Proviamo a capirlo assieme a Valentine aka Fluida Wolf, militante femminista, nata in Inghilterra ma cresciuta a Torino, che ogni giorno non manca mai di interpretare la realtà circostante attraverso la lettura di genere, decodificata per noi grazie al suo attivismo e al workshop sull’eiaculazione femminile.

Durante un periodo a Barcellona, Valentine entra in contatto con l’eclettica Diana J. Torres, la meglio conosciuta “porno-terrorista”, prima ideatrice del laboratorio, creato all’incirca cinque anni fa e nel tempo riproposto in Europa e Sud America. Valentine, è dunque promotrice del workshop in Italia: «Il laboratorio è attivo da quasi tre anni, con numeroso seguito sia di pubblico femminile che di quello maschile, ed è composto da due sezioni; una parte teorica, momento in cui spieghiamo dati e ricerche, e una pratica, dedicata in questo caso alle sole donne per creare un’atmosfera più confortevole». Si parte dunque con alcune accezioni storiche: «Fino al XV secolo, l’eiaculazione femminile è una pratica riconosciuta; poi, con l’invenzione del microscopio, la medicina constata come il liquido eiaculato dalle donne non sia finalizzato alla riproduzione». Il disinteresse medico continua fino al 1888, quando Grafenberg descrive le ghiandole parauretrali nella donna, che per l’appunto permettono le secrezioni. Ancora oggi sembra difficile trovare informazioni sull’eiaculazione e sulla prostata femminile in rete: «E’ stato frustrante cercare le immagini per il workshop sulla nostra anatomia poiché spesso e volentieri si trovano solo le distinzioni fra organi definiti “essenziali” e “accessori”, dimenticando o distorcendo tutta una serie di dati fondamentali».

Altro obiettivo del laboratorio è sfatare il mito del famoso Punto G, semplicemente area adiacente alla prostata femminile. Quest’ultima si trova tra la vescica e la vagina, attorno all’uretra, ed è principalmente di tessuto spugnoso con dimensione variabile; il liquido che secerne, invece, è molto simile a quello maschile, privo tuttavia dello sperma. Tale ghiandola ha la capacità di riempirsi e svuotarsi, arrivando a generare grandi quantità di liquido. «Tutte noi possiamo eiaculare, a meno che la prostata non sia stata asportata chirurgicamente. Certe volte però, capita che l’eiaculazione sia interna e confluisca nella vescica, risultando conseguentemente invisibile».

«Eiaculare è politico» poiché anche la sessualità è vittima dei condizionamenti culturali. Con l’aiuto del manuale “Fica Potens”, di Diana Torres, edito da Golena Edizioni, Valentine si incarica di spiegare la storia dell’eiaculazione femminile e del perché sia tanto importante conoscerla: «E’ riappropriazione di una parte di noi, negata “solamente” in quanto legata al piacere senza finalità riproduttive, e dunque non funzionale nella società etero-patriarcale». Sforzo ulteriore, pensiamo all’anatomia: perché le ghiandole di Bartolino sono studiate e poco si sa della prostata femminile? Perché le prime, lubrificando, permettono al pene di entrare con più facilità. Solo negli anni ’70 spunterà in Italia la prima voce a favore del piacere femminile, personificata da Carla Lonzi e il suo “Sputiamo su Hegel”, manifesto dove si discute di masturbazione e clitoride.

Invitata dal Ambrosia nel mese di gennaio, Valentine sarà impegnata dal 24 al 28 marzo alla XV edizione dello storico campeggio lesbico presso Agape. E ricordatevi, l’eiaculazione può avvenire attraverso stimolazione diretta e indiretta della prostata: si può eiaculare anche in seguito a una stimolazione clitoridea!

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Francesca Gabbiadini

Nata in valle bergamasca nell’inverno del 1989, sin da piccola mi piace frugare nei cassetti. Laureata presso la Facoltà di Lettere della Statale di Milano, capisco dopo numerosi tentavi professionali, tra i quali spicca per importanza l’esperienza all’Ufficio Stampa della Longanesi, come la mia curiosità si traduca in scrittura giornalistica, strada che mi consente di comprendere il mondo, sviscerarlo attraverso indagini e ricomporlo tramite articolo all’insegna di un giornalismo pulito, libero e dedito alla verità come ai suoi lettori. Così nasce l’indipendente Pequod, il 21 maggio del 2013, e da allora non ho altra vita sociale. Nella rivista, oltre ad essere fondatrice e direttrice, mi occupo di inchieste, reportage di viaggio e fotoreportage, contribuendo inoltre alla sezione Internazionale. Dopo una tesi in giornalismo sulla Romania di Ceauşescu, continuo a non poter distogliere lo sguardo da questo Paese e dal suo ignorato popolo latino.

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