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MUDEC: la polemica si insinua tra le pareti luminose

Il fermento per Expo ha fatto pensare che il 2015 sarebbe stato l’anno dell’Italia, soprattutto di Milano, ma purtroppo per la città è ancora troppo presto per cantar vittoria. Fioriscono, infatti, nuove polemiche tra il Comune e il genio dell’architettura inglese David Chipperfield.

Il nodo della questione è proprio l’ultimo figlio dell’Archistar: il nuovo museo delle culture di Milano, che Chipperfield vuole disconoscere a tutti i costi.

Il polo museale sorge nell’ala del complesso industriale ex Ansaldo, in zona Tortona, che dopo circa dodici anni di cantiere ha completato il proprio restyling, facendosi strada tra calce e mattoni con i suoi intrighi di luce, giocati su contrasti cromatici. In una zona così ricca di slanci creativi, che si pone come crocevia per le arti, attualmente l’unico ardore che si avverte è quello delle parole di Chipperfield e della sua scorta di avvocati.

L’inaugurazione dell’organismo espositivo prevista per il 26 marzo si è svolta, infatti, in acque tutt’altro che placide: la pavimentazione, completamene discorde con le volontà del progetto originale, che prevedeva l’impiego del basaltino di Viterbo, è stata realizzata con roccia lavica dell’Etna, senza alcuna cura nella posa, in quanto ignorate le venature naturali del materiale.

Il motivo dell’impiego di un materiale differente da quello suggerito dall’idea iniziale è principalmente economico, ma ciò non giustifica che gran parte della superficie risulti graffiata e danneggiata perché non protetta adeguatamente durante i lavori, aspetto che sconcerta ancor di più Chipperfield, poiché la vistosità dei difetti è percepibile anche da uno sguardo non esperto e che ha portato lo stesso ad affermare: «Il mio museo è un orrore».

L’architetto ha vietato che il suo nome venisse attribuito a tale struttura, mostrandosi, però, particolarmente sensibile nei riguardi dei milanesi: egli infatti si rivolge direttamente ai cittadini, i quali hanno finanziato l’opera che sarà il simbolo, non della Città delle culture, ma della pessima amministrazione, della negligenza e trascuratezza. Si mostra anche disponibile a rinunciare a parte del compenso che il Comune deve ancora versare all’architetto, affinché le imperfezioni vengano sistemate a dovere.

Intanto però Chipperfield, con amarezza, definisce ‘incompleta’ l’opera e risponde non presenziando all’evento di inaugurazione, lasciando nell’anonimia la struttura. Al taglio del nastro inaugurale, infatti, non è stato nemmeno menzionato e Del Corno, nonostante le mura esterne dell’edificio già imbrattate di vernice vandalica, ha giudicato inezie le numerose mancanze della struttura, rispetto alla grandiosità dell’evento, annunciando che sarà necessario «attendere l’accertamento tecnico sulle difformità, affidato a un soggetto terzo», prima di ultimare la correzione.

Il MUDEC si getta in pasto al pubblico con andatura pericolante e incompleto, ma sebbene l’evidente disagio Chipperfield viene apostrofato dal Comune come ‘capriccioso e irragionevole’, forse perché semplicemente testimone di una mentalità straniera, differente da quella italiana sempre più spesso amante dell’escamotage e non in grado di far fruttare la propria potenza estetica e culturale.

Non ci resta che attendere che i rapporti si distendano, nella speranza di poter sfoggiare, con orgoglio, questo splendido gioiello italo-inglese firmato Chipperfield.

 

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Vanessa Martinoli

Dalla primavera del 1994 procedo per tentativi la maggior parte delle volte, inizio, infatti, studi classici per poi abbandonarli e lanciarmi verso le scienze umane, tra i cui meandri mi innamoro di Montale e scelgo di iscrivermi a Lettere Moderne. Introversa per natura, preferisco scrivere, piuttosto che parlare. Sono sistematicamente attratta dal colore, dalle forme, da tutto ciò che è arte e da chi non si vergogna di esprimere, ma non distinguendomi particolarmente su tela, prediligo carta e inchiostro, così vago per le gallerie d’arte di Milano e provincia e scrivo di quello che c’è di bello in circolazione.

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