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Rick and Morty

Quest’estate ci eravamo lasciati con la serie targata Netflix Bojack Horseman (link). Ho deciso di riprendere la rubrica parlando di Rick and Morty, anche questa, come avrete intuito dall’immagine di copertina, una serie d’animazione e ho voluto farlo principalmente per due motivi. Il primo è che siamo nel pieno della seconda stagione, che ha preso il via il 26 luglio. Il secondo e più importante deriva dal desiderio di dare ulteriore importanza alle serie animate, una categoria spesso bistrattata ma che, oggi più che mai, è quella che sta aprendo nuovi scenari nel panorama televisivo, con alti livelli di creatività e innovazione.

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Rick and Morty non risponde proprio ai canoni della tv a cui siete abituati. A cominciare dalla rete via cavo che la trasmette: Adult Swim, nata nel 2001 come programmazione serale per adulti di Cartoon Network, si contraddistingue per i suoi contenuti spinti, non ortodossi e spesso bizzarri, in forte contrasto con la tv tradizionale, con temi a sfondo sessuale, nudità, linguaggio forte e violenza gratuita, e le serie comedy al suo interno sono spesso esteticamente sperimentali, trasgressive, improvvisate e a tratti surreali. Insomma, roba per palati sopraffini. Ecco, Rick and Morty risponde alla perfezione all’identikit appena stilato ma, come leggerete, non si limita a questo.

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I creatori sono il geniale Dan Harmon, la mente dietro a Community (NBC), e il folle Justin Roiland, la cui voce esilarante dà vita a Rick, Morty e a una serie personaggi secondari. La sfrenatezza, la fantasia degenerata e l’inesauribile immaginazione di Roiland vengono filtrate dalla pluriennale esperienza con la tv nazionale di Harmon, che qui si occupa della parte per così dire “emotiva” e dello spessore psicologico dei personaggi, per rendere la serie “guardabile” anche per un pubblico più ampio. Un mix micidiale il cui risultato è uno degli show meglio scritti da un po’ di anni a questa parte. Ed è proprio qui che entrano in gioco le infinite possibilità offerte dall’animazione, ma prima di approfondire questo punto concentriamoci sulla trama.

Una trama relativamente semplice, tra l’alto: Rick, un geniale scienziato pazzo e alcolizzato, dopo anni di assenza, decide di andare a vivere con la sua famiglia, composta da sua figlia, Beth, dal marito di lei, il tremendamente insicuro Jerry,  e dai due nipoti: l’adolescente con problemi da adolescente, Summer, e Morty, che nonostante sia privo della genialità del nonno, viene regolarmente trascinato da Rick nelle sue sconsiderate avventure intergalattiche e interdimensionali. La struttura delle puntate è duplice: la storia A comprende le avventure di Rick e Morty (occasionalmente accompagnati da Summer), mentre la storia B (solitamente) si concentra sul disastroso rapporto coniugale tra Beth e Jerry.

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Come ci insegna Stephen Hawking ci sono infiniti universi e di conseguenza, infinite possibilità, tutte potenzialmente rappresentabili grazie al potere dell’animazione, il cui unico limite è la creatività degli autori. Siamo nel paradiso nerd della fantascienza e della comicità demenziale. E’ una serie episodica, quindi, di base, ogni puntata è apprezzabile singolarmente, senza aver visto quelle precedenti. Ma questo solo a una prima occhiata, infatti gli episodi vengono disseminati di personaggi, luoghi e di storie potenziali, che nel prosieguo delle stagioni potranno essere riprese e approfondite.

In più, se anche la storia non evolve, a farlo sono gli stessi protagonisti che, affrontando puntata dopo puntata una forte crescita personale, spesso infliggono sferzate dritte al cuore e all’apparato lacrimale. E ciò avviene all’improvviso, in maniera tragicamente inaspettata: sei perso nell’estasi comica, in viaggio tra gli universi più ridicoli e strabilianti e di colpo BAM!, ti trovi a confrontarti con problemi reali di persone reali.

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Rick and Morty e Bojack Horseman hanno dato vita a un nuovo genere, diventato riconoscibile ora che entrambe sono giunte alla loro seconda stagione: serie animate che nascondono una forte componente emotiva dietro a uno spesso strato di dark comedy e a un nichilismo estremo.

Mi fermo qui, prima di esagerare.

P.s.: se siete alla ricerca di una scusa per non studiare o non avete niente da fare sparatevi la prima stagione in binge-watching, oppure guardatevi un episodio qui per capire se è una serie che vi può interessare o meno (personalmente consiglio Total Rickall o Rixty Minutes).

 

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Simone Buzzi Reschini

Sono Simone. Nato nel 1992, vengo da un paesino in provincia di Varese (Viggiù) e, dopo aver frequentato il liceo classico E. Cairoli, ho deciso di iniziare la facoltà di Lettere Moderne a Milano. Ora vivo a Bologna, dove ho intrapreso la laurea magistrale in Cinema, Televisione e Produzione multimediale. Ho dunque grazie a Pequod la possibilità di focalizzare le mie passioni per il cinema e per la televisione e, nello specifico, mi occuperò di Serie Tv. Finalmente tutte le ore passate davanti allo schermo avranno un senso ...forse.

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