Tra 1° Maggio, EXPO e il teatro alla Scala di Milano: Nessun Dorma!
Invece che a Pechino, al tempo delle favole, Turandot quest’anno è a Milano, al tempo di EXPO. Molte sono state le polemiche riguardanti la festa dei lavoratori concomitante con la rappresentazione al teatro alla Scala di Milano – diretta da Riccardo Chailly nell’allestimento (rivisitato) che il regista Nikolaus Lehnhoff ideò per Amsterdam nel 2002: «Nei sei mesi di EXPO, per la prima volta nella sua storia, la Scala sarà aperta ininterrottamente dal 1° maggio al 31 ottobre. Il ruolo di istituzione culturale fra le più prestigiose del nostro paese, impone di offrire in questo modo il nostro contributo a questo grande evento per Milano e per l’Italia». Queste sono le parole di Alexander Pereira, il neo sovrintendente della fondazione.
La prima rappresentazione dell’opera fu il 25 aprile 1926 al Teatro alla Scala di Milano, (il libretto a cura di Giuseppe Adami e Renato Simoni) sotto la direzione di Arturo Toscanini. È un dramma lirico composto da tre atti e cinque quadri: teatralmente parlando il quadro sta ad indicare una o più parti di un atto (è una semplice pausa con sipario aperto e palcoscenico vuoto – indica un cambio di scena) mentre tra un atto e l’altro avvengono cambiamenti ben visibili a livello narrativo e scenico.
Turandot è l’ultima e incompiuta opera di Giacomo Puccini (le ultime due scene, di cui non rimaneva che un abbozzo musicale discontinuo, furono completate da Franco Alfano, sotto la supervisione di Toscanini dopo la morte del compositore – 29 novembre 1924). In realtà c’è chi sostiene che non sia veramente incompiuta a causa della malattia, ma dalla difficoltà che l’autore incontrò con quel lieto fine: tutto quel trionfo d’amore (nonché l’elemento che aveva acceso il suo entusiasmo verso il soggetto) e la trasformazione della principessa Turandot da sanguinaria ad innamorata lo crucciava parecchio. Questo perché Puccini cercava di ottenere sempre un equilibrio tra azione scenica e musica: gli atteggiamenti dei personaggi e le situazioni dovevano avere delle motivazioni esplicite, nonché essere giustificate dalla logica per essere chiare al pubblico.
Turandot è una principessa sanguinaria dal cuore di ghiaccio che sottopone i suoi pretendenti ad una prova: se non riusciranno a risolvere tre enigmi irrisolvibili da lei proposti verranno decapitati. Ovviamente Calaf, il figlio del re dei Tartari, dopo essere arrivato a Pechino, dopo aver incontrato casualmente suo padre Timur e la fedele e innamorata schiava Liù (Carramba!), affascinato dalla principessa decide di affrontare la prova (ma tenendo bel celata la sua identità). Nonostante le avvisaglie dei dignitari reali Ping, Pong e Pang per farlo desistere, il principe belloccio affronta la sfida e ovviamente la supera.
Data la sua infinita moralità non vuole sposare la principessa contro la sua volontà: se Turandot riuscirà a indovinare il suo nome prima dell’alba potrà condannarlo a morte. In nottata scoppia il putiferio in città, vengono catturati Timur e Liù (che essendo innamorata del principe si uccide per paura di rivelarne il nome sotto tortura). Nel frattempo Calaf, mentre tutti piangono, rimane solo con Turandot affrontandola con fermezza: con un bacio scioglie il suo cuore. All’alba egli rivela il suo nome mettendo la sua vita nelle mani della principessa squilibrata che dichiara:
Turandot:
Padre augusto, conosco il nome
dello straniero!
Il suo nome è… Amor!
(I due amanti si trovano avvinti perdutamente, mentre la folla getta fiori e acclama gioiosa.)
La folla:
Amor!
O sole! Vita! Eternità!
Luce del mondo è amore!
Ride e canta nel Sole
l’infinita nostra felicità!
Gloria a te!… Gloria!
EXPO, featured, lirica, musica, Teatro alla Scala, Turandot