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Elmando: come rendere più umani gli immigrati

Molto spesso i media parlano di “immigrati”, di “clandestini”, usano termini che accomunano varie persone, diversissime tra loro per vari motivi, in un’unica accozzaglia informe, ma questo “ammasso” in realtà è costituito da centinaia di migliaia di piccole storie, ognuna diversa: se si tiene a mente questo, forse è più facile riuscire a vedere l’umanità in queste persone, la stessa umanità che è dentro di noi.

Bisogna riuscire a scorgere le persone nella marea umana per capire che i migranti non sono solo una “una massa che ci invade”.

Sandro Joyeux ha scritto un bellissimo pezzo che racconta la storia di Elmando, un immigrato africano incontrato pochi anni fa, che ora ha quasi cinquant’anni; una canzone che dà un volto a chi spesso viene gettato a forza in “quell’ammasso informe”.

Noi di Pequod abbiamo fatto qualche domanda ad Antonio Octavian, animatore e regista dal talento cristallino del videoclip di Elmando, realizzato con il Patrocinio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR).

Perché hai scelto di realizzare il video di una storia che parla di immigrazione?

«Non ho davvero scelto una storia che parla di immigrazione, ho scelto la storia di un uomo con un tragico destino che cerca di resistere. Ho ascoltato la canzone e ho amato il ritmo africano, mi è piaciuta la storia raccontata da Sandro, i versi sono epici, ricchi di azione ma cantati con molto cuore, è una confusa combinazione tra un ritmo allegro e una storia davvero triste».

Pensi che il tuo lavoro possa cambiare la percezione dei migranti?

«Forse; penso che la musica e il cinema abbiano la grande abilità di cambiare la percezione delle cose, ma quello che il pubblico ricorda e impara per il futuro lo ignoro. Forse il vero cambiamento avverrà negli anni a venire a partire da adesso».

Hai detto che Elmando è racconta una storia vera. Ti è mai capitato di conoscere qualcuno come il protagonista?

«La storia di Elmando è universale! È la storia di una inarrestabile ricerca della propria identità e di un luogo da poter chiamare casa. Ovunque nel mondo ci sono persone che cercano queste cose, anche se al momento non lo stanno facendo a causa della guerra, o a causa di gravi problemi di salute o economici. Noi tutti siamo alla ricerca di una vita migliore, ma alcuni di noi devono avere uno straordinario destino, quindi in sostanza ho conosciuto persone come Elmando».

Quali sono i tuoi progetti futuri?

«Sto lavorando al lancio del mio studio di animazione e a un nuovo corto, un’altra storia che parla di ricerca con una miscela di dolce e di amaro».

Le storie delle persone come Elmando possono sembrare molto distanti nel tempo e nello spazio, ma se l’umanità che ci lega è la stessa, quanto sono davvero distanti? Complimenti a Sandro Joyeux per aver raccontato questa bella storia, ma soprattutto ad Anton Octavian, che ha contribuito a renderla un piccolo capolavoro.

cinema, cortometraggi, featured, MFF2015, Milano Film Festival, UNHCR


Alessio Scalzo

Sono cresciuto in Sicilia, nella terra di Pirandello e Sciascia, ma dal 2009 mi sono traferito a Milano. Studio Lettere e sono il responsabile redazionale di Dudag srl (www.dudag.com), dove metto in pratica le innovazioni che vorrei portare nel mondo dell’editoria. Da sempre leggo, scrivo e ascolto musica per capire meglio il mondo e me stesso. Per Pequod mi occupo di attualità e cultura.