Il segreto del viaggiatore low-cost: l’ospitalità
Sono convinta che tutti abbiamo quell’amico su Facebook che sembra essere sempre in giro per il mondo. Quello che ieri ha messo una foto di fronte al limpido mare greco, oggi una mentre abbraccia un’antica statua buddhista in Vietnam e domani chissà… il Taj Mahal? Per me quell’amico è Pierpaolo. Ha 21 anni e studia a Berlino nella Facoltà di Relazioni Internazionali. Ci conosciamo da molto tempo e ormai conosco il suo segreto.
Si sa, la vita da studente non permette spesso grandi sforzi economici e (soprattutto con l’avvicinarsi degli esami) ci si ritrova a sognare mete esotiche da sogno o grandi città da esplorare. «Ho la fortuna di abitare a Berlino» dice «e di essere ben inserito in una comunità internazionale di amici. Conosco portoghesi, brasiliani, francesi.. insomma ragazzi da tutto il mondo qui per un’esperienza temporanea o duratura di studio. Mi capita spesso di ospitarne qualcuno a casa mia, anche amici degli amici in visita e capita ancora più spesso che questi, ricambiando l’ospitalità, mi invitino a passare del tempo da loro».
Giusto la scorsa estate era andata a trovarlo un’amica statunitense conosciuta in Italia. Dopo aver passato una serata in compagnia lei chiese se gli sarebbe piaciuto andarla a trovare a casa sua, a New York. Senza farselo ripetere due volte Pier accettò e agli inizi di agosto partì per la Grande Mela ospitato dalla sua amica e dalle sue coinquiline. «New York è una città fantastica, non si ha un momento di pausa perché ci sono moltissime cose da fare e da vedere. Non mi è piaciuto moltissimo il centro, mi sono sentito soffocare dai grattaceli, che, anche se un sole bellissimo splendeva sulla città, non ne lasciavano filtrare i raggi fino alla strada. Quello che ho preferito di New York è il suo lato più giovanile, artistico, alternativo, dei piccoli caffè e bar (il quartiere di Greenwich e l’East Village, così come Williamsburg). Qua i palazzi sono bassi, il sole riesce a toccare l’asfalto e le persone non corrono. Inoltre mi è piaciuta molto Brooklyn, con il suo miscuglio di culture e razze diverse. E la musica! É ovunque, non ho mai visto una città in cui si respiri musica per le strade così come a New York».
Ma questa era solo la prima parte del suo viaggio. Dopo due settimane ha preso un aereo diretto a São Paulo, Brasile, dove lo aspettava un’altra amica conosciuta a Berlino, di origini portoghesi, appena trasferitasi in città. Racconta che tutti prima di partire cercavano di dissuaderlo dal fare tappa a São Paulo perché considerata, anche dagli stessi brasiliani, una delle città più pericolose, soprattutto per chi, come lui, è gringo, uno straniero con una cultura diversa. «In realtà mi sono trovato benissimo. Certo i primi giorni ero preoccupato e passavo la giornata con le mani in tasca per assicurarmi di avere ancora il portafoglio ed ero nervoso perché essendo rosso di capelli attiravo gli sguardi di tutti ovunque andassi. La città è estremamente multiculturale, così come il Brasile stesso: discendenti di europei, di africani, meticci, arabi e giapponesi! Mi è rimasta nel cuore». E ancora più di São Paulo è stata Rio de Janeiro a farlo innamorare, con i suoi colori e la sua vitalità. «A Rio ho alloggiato in un ostello (pagando davvero pochissimo) e mentre le giornate le trascorrevamo in città, la sera ci si ritrovava nella sala comune a cantare e parlare. Mai feci scelta migliore di studiare un po’ di portoghese prima di partire!»
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