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Eppur si muove

A partire dal XIX secolo il progresso tecnologico ha aumentato sempre più la possibilità di realizzare e registrare immagini in movimento; la mancanza di mezzi non ha però impedito agli artisti del passato di adottare soluzioni diverse per suggerire ed evocare l’azione.

Le testimonianze di questo intento risalgono ai tempi più antichi: ne è un esempio il frammento di dipinto murale conservato al British Museum di Londra (in copertina), su cui è rappresentata una scena di caccia agli aironi. Il protagonista principale, identificato come lo scriba Nebamon, si erge ritto su una piccola imbarcazione: con una mano afferra le prede mentre nell’altra brandisce l’arma con la quale sta per finirle; l’imminente pericolo ha messo in allerta il gruppo di uccelli che fuggono in un gran agitare d’ali. La situazione si presenta favorevole all’acrobatico gatto di Nebamon che coglie l’occasione per ghermire qualche preda e, come il felino, anche i nostri occhi balzano nello stormo indugiando sui dettagli e seguendo il movimento ascensionale del gruppo di volatili.

Menade danzante
Skopas, Menade danzante, 330 a.c.

Con l’arte greca si raggiungono i vertici dell’arte antica e, anche se parte delle statue sono giunte a noi mutile, possiamo ancora ammirare la bravura di quegli scultori che seppero rendere vivo il marmo. Significativa in questo senso è la Menade danzante che, seppur danneggiata, restituisce comunque il senso di agitazione che la caratterizza: il busto si inarca e l’enfasi del momento è accentuata da dettagli come i capelli scompigliati, il chiaroscuro dal panneggio e l’espressione del viso; l’energia che pervade la statua non può lasciare impassibili, tanto che ancora oggi il marmo sembra danzare.

Correndo avanti nei secoli ecco incontrare il più grande genio del Barocco: Gian Lorenzo Bernini, il quale, nell’Estasi di Santa Teresa, allestisce un vero e proprio spettacolo teatrale. Al centro si trova la santa, colpita con una freccia da un angelo, mentre ai lati, affacciati a dei balconcini, i committenti assistono alla scena e solo il colore bianco del marmo convince l’osservatore che non siamo di fronte a persone in carne e ossa. L’impeto dell’estasi che travolge la santa prende possesso del suo corpo, il panneggio amplifica l’effetto, tanto da sembrare un’onda che si infrange su una scogliera fatta dalle stesse nubi sulle quali Teresa si poggia.

Estasi di Santa Teresa, Gian Lorenzo Bernini
Gian Lorenzo Bernini, Estasi di Santa Teresa, 1647-1652 d.C.

Anticipando Bernini, Caravaggio arriva a un simile esito teatrale in pittura: nel Martirio di San Matteo la drammaticità è enfatizzata dal forte chiaroscuro e dalle molteplici direttrici sulle quali sono impostate le figure. Al centro c’è il santo riverso a terra che, con un ultimo gesto, alza il braccio per difendersi dall’ aguzzino, dall’alto due putti scendono fulminei per consegnare a Matteo la palma del martirio mentre, ai lati, la folla terrorizzata si muove in direzioni opposte aprendosi come un sipario sul tragico evento.

Martirio di San Matteo, Caravaggio
Caravaggio, Martirio di San Matteo, 1599-1600 d.C.

Arriviamo infine ai giorni nostri dove uno dei vantaggi tecnici è l’utilizzo del video e maestro assoluto è sicuramente Bill Viola. Parte del suo operato è incentrato sulla rivisitazione di capolavori del Rinascimento e del Manierismo: egli è riuscito a tradurre in un linguaggio comprensibile e immediato agli occhi di noi contemporanei, episodi che gli uomini del passato conoscevano e leggevano senza difficoltà. Altro merito è quello di aver “allargato il quadro”, nei suoi video infatti si può vedere una sorta di anteprima e di prosieguo delle opere d’arte più famose: nel celebre The Greeting, ispirato alla Visitazione del Pontormo, ripreso poi dal più recente The Encounter, due donne si avvicinano, si salutano e dialogano silenziosamente tra loro con un attento gioco di sguardi per poi stringersi in un rassicurante abbraccio.

1302, Bernini, Caravaggio, Estasi, featured, Menade, Nebamon, Viola


Leonardo Lussana

Cresciuto in una frazione sperduta delle valli orobiche, dove anche l'automobile di Google Maps si è rifiutata di arrivare, sin da piccolo coltivo la mia passione per il disegno e la pittura. Avevo due anni quando, di mia iniziativa, presi i gessetti colorati e decisi di lasciare il primo di una lunga serie di lavori sui muri di casa. Opera d'arte purtroppo cancellata prima che quelli del Moma la potessero vedere, mia mamma decise di tappezzare le pareti di casa con fogli di carta in modo da prevenire le mie scorribande vandaliche. Dopo l'iter delle scuole dell'obbligo e maldestri tentativi di sfondare nel mondo della pallacanestro e del calcio, mi sono diplomato al Liceo artistico e di conseguenza laureato in Storia dell'arte a Milano, il tutto corredato dai soliti stage di rito. Attraverso Pequod vorrei parlarvi dell'arte, dei suoi protagonisti e delle opere da essi realizzate: che come istantanee raccontano il passato e il presente dell'umanità; magari con la cultura non si sazia lo stomaco, ma sicuramente si appaga la mente e il desiderio della conoscenza.