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Il bello della radio? De Gustibus! Intervista a Federico Vozzi

Se qualcuno di voi, in questa settimana che Pequod dedica alla nascita e alla presenza della radio oggi, pensasse ancora che la radio è morta, o “si è spenta”, dovrà ricredersi: abbiamo intervistato Federico Vozzi, autore televisivo e radiofonico, che con Davide D’Addato e Luca Restivo conduce De Gustibus, programma di Radio Popolare ripartito alla grande lunedì 3 ottobre, guadagnando il posto d’onore in prima serata. Ogni settimana De Gustibus posa il suo sguardo ironico e anzitutto autoironico sulle cose del mondo, dai fatti di attualità alle novità di costume.

Questo stile dissacrante e canzonatorio passa anche attraverso la scelta di foto e di testi scritti che accompagnano il lancio delle puntate sui social: «il» Facebook e «il» Twitter non sembrano solo degli strumenti promozionali, ma delle diramazioni “visive” di un programma radiofonico che si interfaccia con l’audience sfruttando le opportunità comunicative dei social, identificando con essi le sue peculiarità. E così un testo può invitare all’ascolto strappando una risata sul finale e una foto può essere l’esilarante commento alla notizia del giorno.

Che stiate pigiando a caso i tasti della vostra autoradio, imbottigliati nel traffico in città, o che stiate cercando sul vostro smartphone un diversivo discreto a una conversazione noiosa, facendo scorrere pagine e link sullo schermo, riconoscerete il tocco di De Gustibus.

Noi ci abbiamo provato a fare un’intervista semiseria, ma presto abbiamo ceduto: sintonizzatevi sulle nostre frequenze con leggerezza, buona lettura!

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Presentatevi ai lettori di Pequod Rivista!

«Siamo in tre. C’è Davide, che viene dalla Bovisa e ha frequentato l’università della strada (o il contrario, non si ricorda bene). Luca che viene dalla Romagna con furore ed è quello che dei tre “ha studiato”. Infine Federico, che approfitta della situazione per salutare caramente la sua prof. di greco, se è ancora viva. Ci distingui anche perché Luca è quello alto, Davide è quello bello, e Federico è quello grasso, o almeno così dicevano le nostre mamme».

Quali aneddoti rocamboleschi ruotano intorno alla nascita di De Gustibus?

«De Gustibus nasce 4 o 5 anni fa dalla mente di tre geni. Noi eravamo seduti al tavolino di fianco e abbiamo origliato, prendendo appunti. Dopo circa due anni di continui colpi di scena, alla fine Radio Popolare si è accorta di avere nella pila delle proposte l’uovo di Colombo dei programmi radiofonici italiani (vorrei dire mondiali, ma forse è esagerato, forse no).

Potremmo parlare dell’aneddoto di quando un nostro ospite ci ha raccontato di aver incontrato un vip in un sexy shop, e poi quel vip era l’ospite subito dopo in scaletta, ma forse non fa così ridere».

Ma davvero «è bello ciò che è brutto», come diceva il vostro motto agli esordi del programma? Ossia, perché parlare del brutto che ci circonda in ogni contesto della nostra vita, dagli oggetti di design più trash alle pizze peggiori mai mangiate?

«Quello che è brutto è brutto, ci fa schifo e come tutto quello che fa schifo, un po’ anche ci attrae, ma soprattutto intorno a noi ci sono moltissime cose brutte, e se ti poni l’obiettivo di parlare di qualcosa per un’ora a settimana, mica è tanto facile farlo limitandosi alle poche cose belle della vita. Davide vorrebbe anche dire che, essendo quello bello, chi se non lui può parlare di cose brutte? Ad ogni modo, la vera verità è che questa cosa di parlare del brutto si è un po’ persa nel corso delle puntate e ora facciamo soprattutto quello che ci pare…».

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Parliamo di cose serie. Cosa ne pensi del ruolo della radio oggi? Cosa può offrire di più o di diverso dagli altri media e come la radio può sfruttare positivamente la presenza degli altri media senza eclissarsi?

«Di sicuro la radio è molto orizzontale, quindi, per esempio, è molto più capace della televisione di coinvolgere il pubblico attraverso i nuovi media E questo è senz’altro vero perché lo abbiamo sentito dire da uno dei nostri maestri, Luca Bottura. Noi, per esempio, che a parte Davide siamo brutte persone, ci divertiamo a pescare e citare dall’internet le cose che ci fanno ridere».

Cosa vedi nel futuro della radio?

«Il futuro della radio è radioso (scusa, ci è uscito così… non volevamo fare un orribile gioco di parole). La radio sta benone e sopravviverà anche al nostro tentativo di sabotarla dall’interno proprio perché coinvolge il pubblico e valorizza quello che ognuno quotidianamente produce sui social. Anzi, probabilmente se la passa anche meglio di tanti altri mezzi di comunicazione ben più quotati, tipo la televisione, i giornali e il telegrafo».

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Parliamo di cose serie (ancora): il presente e il futuro di De Gustibus! La collocazione in prima serata segna un passo in avanti?

«Siamo molto contenti della nuova collocazione nel palinsesto di Radio Popolare. Siamo in onda alle 20.30, a ridosso del drive time, che è la prima serata delle radio, cioè quando tu, stanco, esci dal lavoro e ti metti al volante, ascoltando La zanzara De Gustibus. Siamo contenti anche perché questo nuovo orario ci permettere di essere in diretta e di poter dialogare con il nostro pubblico».

Avete delle novità per i vostri ascoltatori?

«Intanto sarebbe già una novità avere degli ascoltatori… comunque, probabilmente nelle prossime puntate cambieremo la sigla, abbandonando quella dell’Armata Rossa che dovevamo utilizzare solo nella prima puntata e invece ci accompagna da due anni. Poi proveremo ad organizzare qualche altro piccolo evento, come la serata con le Ragazze del porno, al Milano Film Festival, o quella dello scorso Bookpride. Siamo anche a disposizione per matrimonio, funerali e battesimi, se uno volesse…».

A lunedì prossimo, allora; e chi non ascolta De Gustibus

«Chi non ascolta De Gustibus fa benissimo e ha tutto il nostro rispetto, a meno che non sia sordo… in tal caso non è che puoi scegliere e allora non ascoltarci diventa più una contingenza che una scelta ponderata, quindi cari amici sordi, il nostro rispetto ve lo dovete guadagnare in un altro modo».

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Alice Laspina

Nata nella bergamasca da famiglia siciliana, scopro che il teatro, lo studio e la scrittura non sono che piacevoli “artifici” per scoprire e raccontare qualcosa di più “vero” sulla vita e la società, sugli altri e se stessi. Dopo il liceo artistico mi laureo in Scienze e Tecnologie delle Arti e dello Spettacolo e sempre girovagando tra nord e sud Italia, tra spettacoli e laboratori teatrali, mi sono laureata in Lettere Moderne con una tesi di analisi linguistica sul reportage di guerra odierno. Mi unisco alla ciurma di Pequod nel 2013 e attualmente sono responsabile della sezione Cultura, non senza qualche incursione tra temi di attualità e politica.