Pic-nic con Vivaldi su un “fiorito ameno prato”. È Primavera!
Tutti e quattro i concerti de Le Quattro Stagioni sono accompagnati da altrettanti sonetti. Quello de La Primavera:
Allegro
Giunt’ è la Primavera e festosetti
La Salutan gl’ Augei con lieto canto,
E i fonti allo Spirar de’ Zeffiretti
Con dolce mormorio Scorrono intanto:
Vengon’ coprendo l’aer di nero amanto
E Lampi, e tuoni ad annuntiarla eletti
Indi tacendo questi, gl’ Augelletti
Tornan di nuovo al lor canoro incanto:
E quindi sul fiorito ameno prato
Al caro mormorio di fronde e piante
Dorme ‘l Caprar col fido can’ à lato.Allegro
Di pastoral Zampogna al suon festante
Danzan Ninfe e Pastor nel tetto amato
Di primavera all’apparir brillante.
Nel periodo barocco si cercano nella musica, attraverso le sue connessioni con la poesia, valori espressivi identificati esteticamente (anche se in campo strumentale si verificò una tendenza contraddittoria a creare strutture esclusivamente musicali). Ciò nacque in parallelo con quanto era accaduto nella letteratura, ossia nacque una retorica della musica: una sorta di “tavola di equivalenze” tra i vari aspetti del linguaggio musicale e l’espressione di determinati sentimenti.
È proprio in quest’epoca, infatti, che si sviluppa un’importante riflessione su due grandi temi che interessano il mondo artistico e letterario: la teoria musicale e l’estetica musicale. Occorre innanzitutto tenere in considerazione il fatto che è proprio in questo periodo che viene definita la nostra tanto amata scala musicale, il sistema tonale (nella sua concezione occidentale) e si crea la definitiva distinzione tra modo maggiore e modo minore.
Filosofi e scienziati dell’epoca, come Cartesio, Bacone e Keplero, si occuparono di classificare la musica nell’ambito dei loro sistemi: si manifestò un prevalente orientamento a considerare il linguaggio musicale anche in base a studi di carattere fisico – acustico, come specchi dell’animo umano. Nasce così una considerazione della musica che la vede come arte più prossima alla divinità, mediante l’imitazione della natura.
“Muovere gli affetti e creare meraviglia”, questo un po’ il motto di quest’epoca arzigogolata. Come abbiamo visto, sviluppo di tecnica e consapevolezza estetica della musica, han fatto sì che si affermasse l’autonomia di forme “concertanti” come la sonata, la sinfonia, il concerto grosso e in concerto solistico. Gli organici erano composti da strumenti ad arco e strumenti a fiato che si alternavano in Solo e in Tutti, e che vedevano la successione di più movimenti, basati sull’abbinamento di un movimento lento prima di un movimento veloce.
Gli strumenti diventano protagonisti assoluti: un elemento tipicamente barocco è la scoperta del virtuosismo strumentale come elemento a se stante nella musica. C’è da dire che il virtuosismo già esisteva, per esempio legato a strumenti come il liuto e l’organo nel Cinquecento, ma non era stato mai praticato sistematicamente e nemmeno era apparso come un valore autonomo dell’espressione artistica. Tutto ciò avverrà invece proprio in epoca barocca grazie a due conquiste fondamentali: innanzitutto l’invenzione dell’apposita tecnica compositiva destinata a valorizzare quegli aspetti dell’improvvisazione che precedentemente erano visti solo come “grande bravura”. In secondo luogo ci fu un grandissimo lavoro di perfezionamento e selezione di strumenti come l’organo, il clavicembalo e degli strumenti ad arco, che andarono a favorire proprio a livello tecnico l’esibizione virtuosistica. Da qui vediamo come alcune forme musicali, come la sonata e il concerto solistico, nacquero in base alle esigenze di sfruttare la tecnica del virtuosismo come variante delle strutture musicali.
Ora andate a recuperare il flauto dolce che suonavate a scuola, dategli una spolverata e siate virtuosi.
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