PUTIA | sicilian creativity, quando l’artigianato fa rete
Bottega: luogo reale e ideale, che identifichiamo con l’artigiano intento sui suoi prodotti, con l’odore del legno e i ferri sul tavolo.
“Bottega”, una parola dal sapore antico. Figuriamoci se la pronunciamo con la cadenza calda e accogliente di un dialetto italiano. In Sicilia, ad esempio, suonerebbe come “putìa”. Ma quella che vogliamo raccontarvi è una putìa dei nostri giorni, che la tradizione vuole circoscriverla e amplificarla al tempo stesso: benvenuti in PUTIA | sicilian creativity, piccolo negozio di Castelbuono (Palermo) e network in espansione; progetto imprenditoriale che valorizza l’artigianato indipendente ma anche gli artisti che sperimentano materiali locali.
«PUTIA nasce un po’ prima del mio arrivo», anticipa Stefania Cordone, art director e responsabile della selezione dei fornitori. Ma lei questa storia l’ha seguita fin dall’inizio, con lo stesso entusiasmo con cui, oggi, racconta ad ogni turista le origini dei prodotti esposti in negozio. Era il 2014 quando Giuseppe Genchi e Michele Spallino, esperti di marketing e comunicazione, decidono di orientare il proprio lavoro sulla valorizzazione degli artigiani locali. Affittano uno spazio incastonato tra le pietre del cortile Poggio San Pietro, accanto al Castello dei Ventimiglia, principale attrazione del paese. L’intuizione arriva presto: l’ufficio è grande e centralissimo, sarebbe un peccato sacrificarlo solo alle riunioni di lavoro. PUTIA diventa una vetrina dell’artigianato e dell’arte.
Stefania si innamora del progetto e ne sposa la causa: «L’obiettivo è raccontare una Sicilia diversa da quella che intuiscono i turisti filtrando dagli stereotipi. Vogliamo raccontare la Sicilia di chi resta, della resistenza e della resilienza: gli artigiani con cui collaboriamo abitano quasi tutti in Sicilia oppure, se non restano, la portano con sé e la raccontano nei loro manufatti».
Un altro criterio di selezione dei prodotti è la materia prima: «Un racconto della Sicilia attraverso i suoi materiali: ceramica, pietra lavica, corallo, legni autoctoni come il frassino e l’ulivo, e soprattutto la manna, fiore all’occhiello di Castelbuono».
Ne risulta una mappa della nuova creatività siciliana, che trova letteralmente forma nel pannello sagomato sulla forma della Sicilia all’interno del negozio-laboratorio, dove sono indicate le località di provenienza dei diversi produttori, suggerendo un altro modo di vedere e viaggiare in questa regione. «Quello che esponiamo e vendiamo è un pretesto per raccontare tutto quello che di bello c’è in Sicilia, nonostante sia una terra difficile. E io lo so» sottolinea Stefania «perché ho scelto di vivere qui».
Capiamo subito l’obiettivo profondo del team di PUTIA, ossia Michele, Stefania e Cinzia Venturella: scardinare antichi cliché con parole e azioni nuove, come consumo critico e km 0, filiera di qualità e slow life.
E poi ci sono le parole di Stefania, cantastorie che dà voce ai racconti di cui le opere sono testimonianza muta. «Sono il nostro valore aggiunto. Lo faccio ogni giorno e non mi stanco, perché scopro sempre qualcosa di nuovo». E così ci racconta la storia dei taccuini a marchio Edizioni Precarie(in copertina): la fornitrice è Carmela Dacchille, pugliese d’origine e siciliana per vocazione, che con la linea Conserva la tua freschezza! riutilizza la carta alimentare che nei mercati di Palermo avvolge carne, pesce e formaggi, per conservare, stavolta, la freschezza dei pensieri.
Ci sono le ceramiche Don Corleone di Taormina, i gioielli di Roberto Intorre, gli Animalberi di Vera Carollo… ma vogliamo parlare anche del discorso sull’arte sviluppato da PUTIA. E qui ritorniamo al momento in cui Stefania si unisce all’impresa.
Formatasi all’Accademia di Belle Arti di Palermo, Stefania si divide tra PUTIA e il suo studio di disegno e incisione. «Al mio arrivo abbiamo pensato a un restyling del progetto, specificando il tipo di artigianato selezionato, più inusuale e innovativo, e dell’allestimento, per valorizzare PUTIA non solo come negozio ma come esperienza artistica». Inoltre, il livello sottostante, prima dedicato alle riunioni, diventa un’art gallery.
Sede di mostre personali e di una “collezione permanente”, «perché l’arte ha bisogno di un raccoglimento diverso dall’attenzione riservata all’oggettistica», ma anche presentazioni di libri, dischi e workshop. Con PUTIA Gallery l’educazione alla bellezza si unisce all’obiettivo più strettamente commerciale: avvicinare un flusso di visitatori che, attirato dai prodotti, torna periodicamente per partecipare alle iniziative culturali. «Anche di quei turisti che, attratti dai prodotti in vetrina, possono avere un approccio involontario all’arte».
«In realtà non è stata pensata come strategia commerciale», ammette Stefania, «è una conseguenza delle nostre relazioni con artisti e artigiani: creatività genera creatività». L’input iniziale, insomma, è più genuino, ma la formula funziona: il franchising è un obiettivo ancora futuribile e prematuro, ma il network del “made in Sicily” sta prendendo piede grazie ai nuovi media, una risorsa in più per le nuove realtà artigianali. «Per ora la nostra unica vetrina online è stata la pagina Facebook, poi si è aggiunto Instagram e ora stiamo progettando l’e-commerce».
Il lavoro non è semplice, ma può dare nuovi stimoli per riflettere sul proprio essere artigiano oggi. «Proporre una visione culturale e politica è un modo importante per noi giovani per dichiarare di esserci, soprattutto oggi che per vendere non sono necessarie delle sedi fisiche e non basta più il passaparola».
Creatività e strategia, queste le due parole chiave per l’artigiano di oggi. «E tanta caparbietà: torno alla parola “resilienza” ». Oggi su TripAdvisor PUTIA è la terza attività di Castelbuono dopo il Museo Civico al Castello: «Questo significa che stiamo lavorando bene e che le persone lo riconoscono. L’esserci su questo territorio, un piccolo paese, ha una gestazione lenta, come la lavorazione artigianale richiede la lentezza del fare. Ma i risultati ci ripagano».
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