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“Il mondo che sogno”: migranti e rifugiati contro l’omofobia

Per la Giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia, che si celebra come ogni anno il 17 maggio, Il Grande Colibrì ha prodotto il video che potete vedere qui sotto, e che vi chiediamo di condividere il più possibile. È stato completamente ideato, progettato e realizzato da persone immigrate, rifugiate o di “seconda generazione”, tutte diverse nella propria nazionalità e nel proprio orientamento sessuale, ma unite dal vivere in Italia e dall’impegno a contrastare lo stereotipo, il pregiudizio e l’odio.

Il messaggio che ci danno è apparentemente semplice, ma in realtà incredibilmente ambizioso: sogniamo un mondo senza omofobia e senza transfobia. Non si chiede un passo indietro del pregiudizio, ma la sua totale capitolazione. Lo ripetono tutti nella propria lingua madre: lo fa la nostra volontaria libica Amani, che ha ideato il video; lo fa il nostro vicepresidente algerino Lyas, che ha coordinato il progetto; lo fa il regista pachistano Wajahat Abbas Kazmi, che lo ha reso possibile tecnicamente e ha aiutato tutti a sfruttare al meglio gli scarsi mezzi a disposizione; e lo hanno fatto tutti i 14 testimoni provenienti da 12 paesi del mondo.

Ogni persona ha anche denunciato la situazione del proprio paese: le leggi omofobe, la persecuzione poliziesca, l’esclusione sociale delle persone omosessuali, gli omicidi diffusi di quelle transessuali. Alcuni di questi testimoni hanno ricevuto asilo in Italia proprio a causa delle discriminazioni e delle violenze che raccontano, altri sono eterosessuali che non sopportano l’intolleranza nei confronti delle minoranze sessuali. Questo sguardo sul pianeta ci ricorda che la lotta è inevitabilmente globale, che dobbiamo impegnarci per il nostro orticello di casa ma anche per il mondo – perché il mondo è il nostro orticello di casa, perché il nostro orticello di casa contiene il mondo, e poi perché è semplicemente giusto così.

Tra le denunce non poteva mancare quella relativa all’Italia: da una parte, anche questo paese ha un lungo cammino da fare, dall’altra non dobbiamo dimenticarci che dalla lotta contro il pregiudizio nessuno può e deve sentirsi escluso, né tanto meno il pregiudizio altrui (che “altrui” non è affatto) può giustificare le nostre forme di intolleranza, come la xenofobia o l’islamofobia.

Non è allora un caso se questo video parla in italiano agli italiani. Tutti i testimoni del video assumono giustamente un ruolo di attori politici pieni, svincolati dalla tutela di un paternalismo benevolo, liberi dal bavaglio di una xenofobia malevola. Parlano di diritti umani nell’unico modo sensato: come esseri umani portatori di diritti e di doveri scritti nella carne della nostra comune umanità, e non nella sabbia di scandalose distinzioni o di fumose riconoscenze. Perché non ci possono essere limiti al rispetto o scuse all’odio in base all’etnia, alla nazionalità, alla religione, all’orientamento sessuale o all’identità di genere.

Non è poi così difficile da capire, basta ascoltare Miguel, splendido e combattivo figlio di due combattive e splendide mamme sudamericane. Lui, “italiano, peruviano e brasiliano”, rappresenta l’Italia nel video, perché è lui l’Italia del futuro. È lui l’Italia e il mondo che sogniamo. È lui l’Italia e il mondo che vogliamo. È lui l’Italia e il mondo che costruiremo, perché gli abbiamo promesso un mondo senza omofobia e transfobia e non potremo fermarci finché non glielo avremo dato.

Articolo di Pier.

Fonte: Il Grande Colibrì

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