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Letture per identità libere da ogni maschera

Vi siete persi il Pride di Bergamo e cercate ora un’opportunità per incontrare un po’ della folla che ha colorato le vie della città? O forse eravate proprio in mezzo a quella folla, danzanti tra arcobaleni riprodotti su magliette, calzini, bandiere e collane hawaiane, ma non vi sentite sazi della miriade di storie, esperienze di vita che stavano dietro i sorrisi di quei volti?

Nulla da temere! Il Pride non si chiude con una giornata di sfilate: tra le molteplici iniziative prima e dopo la manifestazione del 19 maggio, alcune conferenze dedicate alla letteratura LGBT+ aprono a orizzonti di racconti da portare a casa con sé, leggere e rileggere per entrare in empatia con persone che in parte siamo, che forse avremmo potuto essere, o magari davvero diverse da noi e straordinarie proprio per quest’unicità che ci accomuna tutti.

 

 

 

Impossibile è restare indifferenti di fronte alla raccolta Le cose cambiano – Storie di coming out, conflitti, amori e amicizie che salvano la vita, presentato il 22 Maggio attraverso una serie di letture presso la Biblioteca Caversazzi. La dichiarazione d’intenti in apertura alla raccolta è chiara ed esplicita: «Questo libro è il nostro contributo affinché la società si trasformi e l’immaginario LGBT si evolva». Del resto la società è già in trasformazione, una trasformazione lenta ma decisa, che avanza anche grazie a iniziative come quella che questo libro rappresenta.

La raccolta è frutto di un progetto nato in America nel 2010: Dan Savage e suo marito Terry Miller, sconvolti da una serie di suicidi di ragazzi omosessuali vittime di bullismo, caricano su YouTube un videomessaggio per le vittime di discriminazione, rivolgendosi a loro come avrebbero voluto parlare agli adolescenti che loro stessi erano, cui avrebbero voluto dire «di resistere, perché presto andrà tutto meglio, troveranno degli amici fantastici, troveranno l’amore e un giorno avranno una vita molto più felice di quanto immaginate».

La loro azione diventa virale e una serie di testimonianze da tutto il mondo vanno a raccogliersi nel progetto It Gets Better, che in Italia sbarca l’anno successivo grazie all’associazione no profit Girls and Boys e nel 2013 si trasforma in un libro cartaceo. Il filo conduttore è proprio il cambiamento, visto sempre in una prospettiva positiva: l’intento non è muovere recriminazioni alla società attuale, bensì infondere speranza di un futuro più facile a quegli adolescenti che, impegnati nella scoperta della loro identità, si sentono smarriti in una comunità che non sembra volerli accettare.

Nell’edizione italiana, a cura di Linda Fava, alle testimonianze di noti americani (da Chaz Bono a Hillary Clinton, passando per Barack Obama) si aggiungono racconti di esperienze vissute nella penisola dagli anni ’80 a oggi, che ci regalano uno spaccato della storia d’Italia, di cosa abbia significato e significhi essere omosessuali nel Belpaese, a dimostrazione che le cose cambiano se lo vogliamo, come insegnano le parole dello psichiatra e psicanalista Vittorio Lingiardi:

Ma “le cose cambiano”.
Sì, ma è uno slogan.
No, è un esercizio che si può fare tutti i giorni.

 

 

Alle difficoltà dell’adolescenza è dedicato anche il libro presentato il 4 Maggio alla caffetteria Dolcevita: Siamo tutti arcobaleni di Francesca Bonelli Morescalchi, un romanzo che prima ancora di portarci a riflettere sull’omosessualità, ci costringe a constatare che c’è un’uguaglianza di fondo che ci accomuna tutti come esseri umani. Attraverso la voce di uno dei protagonisti, infatti, è raccontata la storia di tre sedicenni, tre amici alle prese con la difficoltà di diventare adulti, di capire e plasmare la propria identità, tra le fatiche spese sui libri di scuola e il rapporto con i genitori e con le loro ansie.

A smuovere le acque è ancora una volta il suicidio di un giovane omosessuale bullizzato dai compagni di scuola, che pone Berna di fronte all’impellente necessità di esprimere liberamente la propria identità sessuale, frustrata dalla relazione con Fabrizio, che non si sente pronto al proprio coming out. Assieme a Ghigo, voce narrante della trama ma anche delle turbe adolescenziali di chi teme di non trovare mai la propria strada per l’autorealizzazione, e Marco, impegnato a liberarsi da genitori troppo protettivi, decidono di compiere la loro grande trasgressione: saltare la gita scolastica per partecipare al Gay Pride di Milano.

Tema centrale del romanzo è quindi l’identità, intesa come unicità di ogni individuo, al di là dei livellamenti che la società vorrebbe imporci, ben espressi nelle domande retoriche scritte dall’autrice per la presentazione del libro: «Gli adolescenti sono tutti uguali? La società li schiaccia e li obbliga in modo subdolo ad appiattirsi e assomigliarsi, o sono forse loro stessi a volerlo? Oppure ognuno è speciale, unico e irripetibile, con colori tutti suoi, variopinti come l’arcobaleno?».

Se è vero che il nostro secolo ha sdoganato attitudini e stili di vita un tempo pensati come deviati e sempre più pride (ma più ingenerale eventi per quei soggetti etichettati come “alternativi”) si organizzano nel mondo, è impossibile nascondersi che l’omofobia resta un problema sociale forte, come dimostrano gli episodi di violenza che emergono dalla cronaca; l’adolescenza è sicuramente l’età in cui il bullismo omofobo meglio attecchisce, ma la storia editoriale di questo romanzo dovrebbe portare a riflettere su quanto anche il mondo adulto sia ancora impreparato ad affrontare l’originalità individuale: rifiutata da una serie di editori, che pure avevano apprezzato il testo, Francesca Bonelli Morescalchi si è risolta per la pubblicazione indipendente su Amazon e per la promozione diretta attraverso iniziative come quella del comitato Bergamo Pride.

 

 

Tra gli eventi da non perdere è l’appuntamento del 27 Maggio presso la Sala Civica Ex Enel di via Mazzini 6 (Bergamo), in cui verrà presentato il libro La Crociata anti-gender. Dal Vaticano alle manif pour tous, a cura di Sara Garbagnoli e Massimo Prearo. I due autori, chiamati nel 2013 a pronunciarsi sull’argomento in qualità di studiosi di teorie e politiche elaborate dai movimenti femministi e LGBTQI, ripercorrono nel testo i processi di nascita e sviluppo dei movimenti anti-gender partendo dalla formulazione stessa del termine “ideologia gender” da parte del Vaticano, al fine di creare i due schieramenti pro-gender e anti-gender.

Lo scontro che si è così venuto a creare, assume nell’analisi condotta l’aspetto di una crociata ideologica che combina tre movimenti: attacco sul fronte teorico (ossia «la deformazione e la demonizzazione, e quindi la delegittimazione, delle teorie femministe e queer […] accusati di essere ideologici, “non-scientifici”, in quanto “politicizzati”»), sul fronte giuridico (usando il gender come «sinonimo di “cospirazione ideologica” che genererebbe conseguenze “antropologicamente” devastanti», quali i matrimoni tra omosessuali e l’omogenitorialità), sul fronte scolastico (attraverso l’accusa ad alcune riforme scolastiche di devastare «il sistema di percezione identitario delle bambine/i»).

«Il termine “crociata” include e veicola le due dimensioni – belligerante e religiosa – di questo movimento che, tra l’altro, rivendica la prima e nega la seconda. Infatti, secondo tali attori la “guerra al gender” non avrebbe nulla di propriamente religioso, ma costituirebbe una “antropologica difesa dell’Umano”». È in questo modo che il gender viene presentato come una patologia sociale, contro cui si schierano i più svariati movimenti conservatori, tra cui gruppi politici di matrice populista e strutturalmente anti-democratici, che sempre più prendono piede nei paesi presi in analisi dal testo, Francia e Italia.

«Non c’è nulla di sorprendente nel constatare che [tale crociata] sia diventata un cavallo di battaglia di numerosi gruppi di estrema destra, identitari, neofascisti o neonazisti che, attraverso il prisma della “guerra contro il gender, hanno riformulato in termini cosiddetti “antropologici” la loro battaglia non solo sessista, omolesbobitransfobica, ma anche nazionalista, xenofoba e razzista».

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Sara Ferrari

Nata e cresciuta nelle valli bergamasche a fine anni 80, con una gran voglia di viaggiare, ma poca possibilità di farlo, ho cercato il modo di incontrare il mondo anche stando a casa mia. La mia grande passione per la letteratura, mi ha insegnato che ci sono viaggi che si possono percorrere anche attraverso gli occhi e le parole degli altri; in Pequod faccio sì che anche voi possiate incontrare i mille volti che popolano la mia piccola multietnica realtà, intervistandoli per internazionale. Nel frattempo cerco di laurearmi in filosofia, cucino aperitivi e stuzzichini serali in un bar e coltivo un matrimonio interrazziale con uno splendido senegalese.