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Viandanti tra i mondi. I luoghi in Magic: The Gathering

Agosto 1993, Origins Game Fair, Columbus, Ohio. La Wizard of the coast (casa editrice di giochi di ruolo) presenta il primo gioco di carte collezionabili al mondo nato dall’ingegno del matematico Richard Garfield: Magic: The Gathering (MTG).

Fu un successo inaspettato che continua fino ad oggi e vanta milioni di giocatori in decine e decine di paesi. Da quale formula nasce questo trionfo?

L’aver dato un supporto materiale, tascabile e collezionabile a uno scenario fantasy dalla storyline ben costruita e, a braccetto, l’avervi infuso la sfida del creare strategie dinamiche su basi abbastanza aleatorie.

Ma penetrando questa dimensione, cosa significa affrontare una partita di MTG?

Immedesimarsi in maghi che, ricorrendo a evocazioni e sortilegi attinti dal grimorio (il proprio mazzo di carte, qui visto come libro d’incantesimi), si confrontano in battaglia.

Non vi tedierò con regole e fasi di gioco, per altro non propriamente semplici e sbrigative; vi basti sapere che gli sfidanti daranno vita a scontri tra creature fantastiche (elfi, zombi, minotauri e così via) e lanceranno magie belliche fino alla distruzione degli avversari.

Partita di carte Magic: The Gathering [ph. Tourtefouille by Wikimedia Commons CCA SA 4.0]

Giocando a Magic interpretiamo del maghi, quindi, ma dove operiamo?

L’ambientazione in cui ci si cala è il multiverso immaginario di Dominaria: qui svariati piani d’esistenza si sovrappongono e, di rado, entrano in contatto dando vita alle epopee in cui agiamo noi e i personaggi rappresentati nelle carte da gioco.

Bene. Dunque siamo stregoni viaggiatori che percorrono le vie tra i mondi.

Ma udite, udite non siamo gli unici in grado di muoversi magicamente nel multiverso!

Nel nostro peregrinare incontriamo decine di esseri di razze differenti (si, razze: come il genere fantasy spesso vuole, nelle creazioni di Garfield v’è spazio per ibridi umanoidi d’ogni sorta) dotati della stessa abilità: i Planeswalkers o camminatori tra i piani.

Planeswolkers

Si dice (gli autori dicono) che solo una creatura su un milione nasca con il dono della scintilla del viandante e che tra questi siano pochi coloro che riescono ad accendere la propria e mettersi consapevolmente “in viaggio”. Ma a che pro il tumulto dello spostamento? Ognuno ha le sue motivazioni!

Nicol Bolas, uno dei planeswalker più potenti della storia (è un drago lui, per altro) punta da migliaia d’anni alla conquista e il dominio dell’intero multiverso con metodi poco ortodossi; Gideon Jura ha creato un’alleanza con svariati viandanti al fine di difendere e preservare l’autonomia e la pace dei mondi; Garruk migra solitario con la smania di eliminare qualsiasi altro detentore della scintilla, gli piace così…

Ebbene ci sono portatori di luce e portatori di caos, chi si fa i fattacci propri e chi semplicemente “esplora”. Oh, sì perchè Dominaria è un pullulare di variopinti pianeti, naturali o creati da qualche ambizioso artefice, alcuni più alcuni meno simili al nostro.

Investendomi del titolo di viandante vorrei presentare un rapido tour in qualcuno di questi piani: scintilla attivata, attraverso la Cieca Eternità, lo spazio che divide gli universi.

Rinvengo sull’umida sabbia d’una battigia: di fronte, qualche chilometro in mare, sfilano dei galeoni; alla mia schiena si staglia una fitta giungla tropicale. Mi alzo in volo (abilità che mi concedo per comodità narrativa) per avere una panoramica migliore e nella macchia verde, sotto il planare di grossi pterodattili, spuntano rade rovine di palazzi sopraffatte da tempo e vegetazione.

Sono ospite su Ixalan, un piano che può ricordare il nostro centro America per conformazione e clima.

Ixalan

Chi ha ideato (siamo nella realtà) il luogo e la storia a esso legata si è lasciato ispirare proprio dagli eventi del primo ‘500 accaduti in Messico e dintorni.

In queste terre (ritorniamo su Ixalan) gli indigeni, come fossero una civiltà precolombiana, sono in perenne lotta contro i “conquistadores” vampiri e vigili verso le incursioni piratesche: cavalcando i fidati raptors (siamo nel fantastico, l’anacronismo ci sta) e stringendo alleanze con ancestrali creature anfibie, proteggono le sacre città antiche dalla depredazione.

Non è il luogo più ospitale per un planeswalker dal 21° secolo. Serro gli occhi, mi smaterializzo e vengo trasportato altrove.

Vociare di folla, penombra d’un vicolo stretto tra alte pareti. Imbocco l’uscita dell’antro e un vasto viale brulicante di passanti mi accoglie nella metropoli di Ravnica.

Ravnica

Questo è uno dei pianeti più civilizzati e moderni, ospite d’un ambiente urbano che si propaga su quasi la totalità della sua superficie. Imponenti costruzioni dalle guglie solenni coronano il labirinto di strade dove la vita del popolo si svolge tra attività commerciali, fiere e svaghi.

Si perde il conto del numero di razze diverse che convivono qui: pare d’essere in una scena di Star Wars, ma in un passato recente. Goblin e elfi non mi sorprendono più, ma vedere dei soldati dalle fattezze “rinocerontiche” mi spiazza, come anche la giovane gorgone infastidita dal mio sguardo affascinato puntato sulla sua chioma.

So che qui la gestione è retta da dieci Gilde, una sorta di corporazioni con compiti amministrativi differenti, che dopo un passato di guerre raggiunsero la coscienziosa risoluzione di stringere alleanza ponendo le basi del fiorente sviluppo di questa società.

La giovane dai capelli di serpente si avvicina spazientita; onde evitare la pietrificazione per malinteso rifuggo nel vicolo e, lontano da sguardi, “accendo i motori”.

Terza tappa: un’estensione metallica a perdita d’occhio. Mirrodin, il pianeta artificiale creato secoli fa dal leggendario planeswalker Karn.

Mirrodin

E’ una desolazione infinita, inospitale se non fosse per la presenza, da qualche parte, del Groviglio: una foresta intricata d’alberi metallici che può dare una parvenza di vitalità. Mi fu raccontato dell’esistenza di un oceano singolare, una imperturbabile distesa di mercurio liquido sulle cui rive si sviluppa parte della vita autoctona.

Umani e altre specie biologiche popolano questo piano (chissà come) condividendolo con esseri artefatti infusi di magia; una sorta di robot. Ma attorno a me, ora, nulla e nessuno, solo la compagnia luminosa di tre delle cinque lune che gravitano attorno a Mirrodin: 5 satelliti di 5 colori, effettivamente un grande spettacolo che compensa della visita.

Seduto nel freddo chiarore metallico contemplo per lunghi minuti l’arcano incedere delle sfere, poi raccolgo le energie per l’ultimo viaggio.

La mia stanza. Realtà.

Sulla sinistra di questo foglio una pila di carte Magic. Le rigiro tra le mani pensieroso.

E’ stato un trip da nerd.

Eh, sì.

E quanto mi piace ‘sto trip!

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Davide Tacchini

Classe '89, nato in provincia bergamasca, vivo i ¾ dell'anno in un piccolo paesino rurale nella maremma toscana dove mi occupo di orticoltura, giardinaggio e agriturismo. Negli ultimi anni ho viaggiato parecchio nel centro-sud Italia vagabondando e ricercando luoghi non comuni fino a convincermi che paesaggisticamente questo paese natale offre bellezza per una vita intera. Così mi intrufolo in Pequod con l'intento di condividere il bagaglio accumulato e razionalizzare l'esperienza del mio muovere.

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