A Zadar chi suona è il Mare
“L’imprevedibilità del mare con la sua forza, moto, direzione e marea crea un concerto perpetuo, irripetibile nelle sue variazioni musicali. L’autore di questa sinfonia è la Natura stessa”
Zadar, Croazia. È qui che il 15 aprile 2005 venne inaugurato l’Organo Marino (Morske Orgulje) ad opera dell’architetto Nikola Bašić: situato nella banchina che circonda il centro storico, in un luogo da tempo abbandonato, quest’opera venne concepita come luogo di riqualificazione e attrazione. Alla creazione di questo immenso strumento musicale collaborarono Vladimir Androšec (professore all’Università di Ingegneria e Architettura di Zagabria) come consulente per il sistema idraulico marino, Goran Ježina (del laboratorio di produzione d’organi Heferer di Zagabria) che si occupò dell’istallazione delle canne e della produzione dei 35 labium finemente accordati dal professor Ivica Stamać.
Io ci sono capitata un po’ per caso, un po’ per destino una sera di fine agosto. Di primo acchito altro non sembra che una serie di gradinate che danno direttamente sul mare ma, man mano ci si avvicina si viene avvolti dalla magia!
Al di là della magia e della suggestione, rimane una grande opera di ingegneria che, mio malgrado, tenterò di spiegarvi al meglio: ci sono sette sezioni di gradinate da 10 metri ciascuna; al di sotto di queste, posizionate parallelamente alla riva e al livello della bassa marea, si trovano 35 canne di polietilene di varie lunghezze, diametri e inclinazioni che si alzano trasversalmente fino alla pavimentazione della riva per terminare nel canale, allo scopo di far passare l’aria e l’acqua producendo un suono diverso a seconda delle condizioni del vento e del mare.
L’onda del mare spinge l’aria attraverso la canna, il cui diametro va pian piano ristringendosi; il suono nelle canne è prodotto dall’accelerazione dell’aria che fa vibrare i labium (labbro, dal buon vecchio latino – si tratta della parte interna all’imboccatura di flauti dolci, ocarine, fischietti che permette la produzione del suono facendo infrangere l’aria su di essa; nell’organo avviene la stessa cosa con la differenza che l’aria viene spinta meccanicamente e il suono viene prodotto dalla vibrazione interna delle canne ad anima, o labiali). Questi labium, dicevamo, sono situati praticamente sotto i nostri piedi e il suono esce da dei buchi nella pavimentazione del marciapiedi.
I suoni prodotti da questo strumento sono continuamente diversi e modulati secondo sette cluster (sono gruppi di note vicine – da tre a cinque – che vengono suonate simultaneamente) e cinque toni tipici della musica tradizionale dalmata a cappella.
Al di là di questo affascinante funzionamento che unisce magistralmente la forza della natura alla sublime meccanica organistica, sedersi su quelle gradinate è stato un momento che, a mio avviso, farò fatica a dimenticare. Metteteci il mare a metà tra il tranquillo e l’arrabbiato tipico di una sera ventosa, una luna quasi piena, isolate il vociare dei turisti e nascondetelo alle vostre orecchie e avrete un momento speciale.
Il ritmo e la melodia dipendono in tutto dal moto ondoso e dal vento, sparisce il classificato concetto di musica – dei suoni a caso, come se trentacinque persone suonassero una nota di un flauto tutti nello stesso momento o quando gli pare. Fatto sta che è qualcosa di veramente bello, studiato e fine: c’è la riqualificazione di una parte snobbata di una cittadina marittima, c’è il rispetto e il vero coinvolgimento della natura, c’è la musica.
Se mai passerete da Zadar fermatevi ad ascoltare.
In copertina: Organo marino di Zadar [ph. Böhringer Friedrich CC-BY SA 2.5/Wikimedia Commons]
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